[928,1]
Spegnere parola tutta propria oggi degl'italiani, non
pare che possa derivare da altro che da σβεννύειν mutato, oltre la desinenza, il
β in p, mutazione
ordinaria per esser due lettere dello stesso organo, cioè labiali, e il doppio
ν in gn, questo pure
ordinario, e ordinarissimo presso gli spagnuoli che da annus fanno año ec. ec. Se dunque spegnere deriva dalla detta parola greca, è necessario
supporre ch'ella fosse usitata nell'antico latino, {+(sia che le dette mutazioni,
{o vogliamo, diversità} di lettere
esistessero già nello stesso latino, sia che vi fossero introdotte, nel
passare questa parola dal latino in italiano)}, tanto più
che l'uso del detto verbo spegnere è limitato, {(cred'io)} alla sola italia. Il Forcellini non ha niente di simile
nelle parole comincianti per exb, exp, exsb, exsp, sb, sp. Parimente il Ducange, che ho ricercato accuratamente.
(10. Aprile 1821.).
[4068,7] Al detto altrove pp. 3754-56 d'ignotus (per innotus) aggiungi ignotitia per innotitia, di
cui v. il Forcell. Vedilo anche in innotus. (15. Aprile. Giovedì Santo.
1824.).
[4085,3]
Ignominia per innominia.
Come ignotus per innotus ec.
del che altrove p. 4068. (2. Maggio. 1824. Domenica.)
[4104,1]
4104
Agnomen, cognomen, coi
derivati ec. aggiungansi al detto altrove p. 2777
p.
3695
pp.
3727-28 circa il g premesso a varie voci latine, come nosco
agnosco ec. Anche nomen
viene da nosco. (25. Giug. 1824.).
[4234,2] Uso di porre il g avanti
la n (come in cognoso[cognosco], agnosco, agnatus, da nosco e natus), del quale in
questi pensieri altrove p. 3695
pp. 3727-28
pp. 3754-55. V. Maffei
Appendice all'Arte magica annichilata,
opp. ed. del Rubbi, vol. 2. p.
320.
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