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Secolo d'oro.

Golden age.

2250,23 2679,1

[2250,3]  Quell'antica e si famosa opinione del secol d'oro, della perduta felicità di quel tempo, dove i costumi erano semplicissimi e rozzissimi, e non pertanto gli uomini fortunatissimi, di quel tempo, dove i soli cibi erano quelli che dava la natura, le ghiande le quai fuggendo tutto 'l mondo onora, * ec. ec. quest'opinione sì celebre presso gli antichi e i moderni poeti, ed anche fuor della poesia, non può ella molto bene servire a conferma  2251 del mio sistema, a dimostrare l'antichissima tradizione di una degenerazione dell'uomo, di una felicità perduta dal genere umano, e felicità non consistente in altro che in uno stato di natura, e simile a quello delle bestie, e non goduta in altro tempo che nel primitivo, e in quello che precedette i cominciamenti della civilizzazione, anzi le prime alterazioni della natura umana derivate dalla società? (13. Dic. 1821.). {Puoi vedere in tal proposito la Vita antica di Virgil. dove parla delle sue Bucoliche, c. 21. e il principio del 22.}

[2679,1]  Ora nello stesso modo che alle famiglie, alle corporazioni, alle città, alle nazioni, agl'imperi, è accaduto al genere umano. Nemici naturali degli uomini furono da principio le fiere e gli elementi ec.; quelle, soggetti di timori e d'odio insieme, questi di solo timore (se già l'immaginazione non li dipingeva a quei primi uomini come viventi). Finchè durarono queste passioni sopra questi soggetti, l'uomo non s'insanguinò dell'altro uomo, anzi amò e ricercò lo scontro, la compagnia, l'aiuto del suo simile, senz'odio alcuno, senza invidia, senza sospetto, come il leone non ha sospetto del leone. Quella fu veramente l'età dell'oro, e l'uomo era sicuro tra gli uomini: non per altro se non perch'esso e gli altri uomini odiavano e temevano de' viventi e degli  2680 oggetti stranieri al genere umano; e queste passioni non lasciavano luogo all'odio {o invidia} o timore verso i loro simili, come appunto l'odio e il timore de' Persiani impediva o spegneva le dissensioni in Grecia, mentre quelli furono odiati e temuti. Quest'era una specie d'egoismo umano (come poi vi fu l'egoismo nazionale) il quale poteva pur sussistere insieme coll'individuale, stante le dette circostanze. Ma trovate o scavate le spelonche, per munirsi contro le fiere e gli elementi, trovate le armi ed arti difensive, fabbricate le città dove gli uomini in compagnia dimoravano al sicuro dagli assalti degli altri animali, mansuefatte alcune fiere, altre impedite di nuocere, tutte sottomesse, molte rese tributarie, scemato il timore e il danno degli elementi, la nazione umana, per così dire, quasi vincitrice {de' suoi nemici,} e guasta dalla prosperità, rivolse le proprie armi contro se stessa, e qui cominciano le storie delle diverse nazioni; e questa è l'epoca del secolo d'argento, secondo il mio modo di vedere; giacchè l'aureo, al quale le storie non si stendono, e che resta in balìa della favola, fu quello {precedente,} tale, quale l'ho descritto. (4. Marzo 1823.)