[448,1] Del resto, come l'indifferenza assoluta, ossia la
mancanza di ogni determinazione dell'intelletto, cioè di ogni credenza, sarebbe
mortifera per l'animale {libero, e dipendente dalla sua
propria determinazione;} così anche appresso a poco il dubbio, ch'è
quasi tutt'uno col detto stato. Così anche sarà cattiva e dannosa la difficoltà
o lentezza al determinarsi (riferite a questo capo l'angoscia e il tormento
dell'irresoluzione): e quindi lo stato dell'uomo sarà tanto più felice, quanto
egli avrà maggior facilità e prontezza a determinarsi a credere (dal che poi
segue l'operare); cioè a tirare una conseguenza da un tal dato; e con quanto
maggior forza, ossia certezza, egli si determinerà al credere. (s'intende già
che la credenza sia buona per lui, perchè la supposizione contraria
449 è fuor del caso). Ora è cosa dimostrata dalla
continua esperienza, che l'uomo si determina al credere, tanto più facilmente,
prontamente, e certamente, quanto più è vicino allo stato naturale, come appunto
accade negli animali, che non hanno nè difficoltà nè lentezza nè dubbio intorno
alle loro idee o credenze, innate nel senso detto di sopra. E così il fanciullo,
l'ignorante, ec. E per lo contrario, quanto più si è lontani dallo stato
naturale, cioè quanto più si sa, tanto maggior difficoltà e lentezza si prova
alla determinazione dell'intelletto, e tanto minor forza, ossia certezza, ha
questa determinazione o credenza. Così che la certezza degli uomini nel credere
(e quindi la determinazione e forza nell'operare, ch'è in ragion diretta colla
certezza del credere) è in ragione inversa del loro sapere. Hoc unum scio, me
nihil scire:
*
famoso detto di quell'antico
sapiente. {+E questa è la
conclusione, la sostanza, il ristretto, la sommità, la meta, la perfezione
della sapienza.} Laddove il fanciullo e l'ignorante, si può dire che
crede di non ignorar nulla: e se non altro, crede di saper di certo tutto quello
che crede. {+E questa è la sommità
dell'ignoranza.} (Onde credendo quello ch'è conforme alla natura, e
credendolo in questo modo, ne viene a esser felice e
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perfetto.) In maniera che, dove alla determinazione dell'uomo, non è necessario,
anzi non può servir altro che la credenza; la cognizione la quale si vuol che
sola sia capace a determinarlo, viene a esser nemica della credenza, e però
della determinazione. E in vece che l'ignoranza, tal qual è in natura, (non
l'assoluta, cioè la negazione di ogni credenza, o determinazione
dell'intelletto, che in natura non si dà) conduca l'uomo {o
l'animale} all'indifferenza, come pretendono; ve lo conduce anzi il
sapere (e l'eterna esperienza lo prova). E l'uomo tanto meno, tanto più
difficilmente, lentamente, e dubbiamente si determina, quanto più sa. Tanto
minore è la determinazione, quanto maggiore è il sapere. E tanto è lungi che la
credenza sia incompatibile coll'ignoranza, che per lo contrario è molto più
compatibile coll'ignoranza che col sapere.
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