12. Settembre 1823.
[3420,1]
3420 Opinione de' greci, anche filosofi, e principali
filosofi, sul giusto e l'ingiusto creduto altro verso i greci, altro verso i
barbari, non accidentalmente, ma naturalmente; sulla supposta inferiorità di
natura di questi a quelli; sul supposto naturale
diritto ne' greci di comandare a tutte l'altre nazioni, come per natura incapaci
di governarsi da se nè d'acquistare le facoltà a ciò convenienti; sulla supposta
servilità non di circostanza ma di natura ne' barbari (cioè nei non greci),
servilità creduta in essi così universale, che l'esser molti di essi nella
propria nazione servi, era creduto irragionevole, perchè niuno nella loro
nazione era stimato aver dritto di comandarli, essendo tutta la nazione composta
di soli servi per natura. Vedi la rep. d'Aristot. edizione del Vettori, Firenze Giunti 1586. libro 1. p.
7. 31. 32. {{libro 3. p. 257.}} e le note del Vettori ai rispettivi luoghi.
{# 1. E Plutarco t. 2. p. 329. B.
ec.}
(12. Settembre 1823.). {{Opinione rinnovatasi presso gli spagnuoli ec. quanto agli
americani indigeni, ai negri ec. ec.}}