12. Sett. 1823.
[3420,2]
Alla p. 3404.
Quanto nel cit. pensiero ho detto dello stile di Floro, si può, e meglio, applicare a quello di Platone, riputato, {sì} quanto allo stile e a' concetti, sì quanto alla dizione, {+Puoi vedere la pag. 3429.} esser
3421 quasi un poema (v. Fabric.
B. G. in Plat. §. 2.
edit. vet. vol. 2. p. 5.); e nondimeno sommo e perfetto esempio di
bellissima prosa, elegantissima bensì e soavissima (non meno che gravissima:
suavitate et
gravitate princeps Plato
*
: Cic.
in Oratore), amenissima ec., ma pur verissima prosa, e
tale che la meno poetica delle moderne prose francesi (e mi contento di parlare
delle sole riconosciute per buone), è molto più poetica di quella di Platone che tra le greche classiche è di
tutte la più poetica. Non altrimenti che molto più poetiche della prosa
platonica {sono} assaissime prose sacre e profane de'
posteriori sofisti e de' padri greci ec. la cui moltitudine avanza forse {+e senza forse} quella che ci rimane
delle prose classiche antiche. Ma per vero dire, nè quelle son prose, nè le
moderne francesi lo sono, ma sofistumi l'une e l'altre, quelle in ogni cosa,
queste in quanto allo stile. (12. Sett. 1823.).