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24. Marzo 1821.

[863,1]  Come la proprietà delle parole è ben altro che la secchezza e nudità di ciascuna, così anche la semplicità e naturalezza e facilità della struttura di una lingua e di un discorso, è ben altro che l'aridità e geometrica esattezza di esso. Così distinguete il carattere dell'ottima e antica scrittura greca da quello della moderna e riformata francese. Così quello dell'ottima e antica e propria lingua e scrittura italiana, sì da quello della  864 francese, sì da quello dell'odierna italiana. La quale quando anche non fosse barbara per le parole, modi ec. è barbara pel geometrico, sterile, secco, esatto dell'andamento e del carattere. Barbara per questo, tanto assolutamente, quanto relativamente all'essere del tutto straniera e francese, e diversa dall'indole della nostra lingua; ben altra cosa che lo straniero de' vocaboli o frasi, le quali ancorchè straniere non sono essenzialmente inammissibili, nè cagione assoluta di barbarie; bensì l'indole straniera in qualunque lingua è sostanzialmente barbara, e la vera cagione della barbarie di una lingua, che non può non esser barbara, quando si allontana, non dalle frasi o parole, ma dal carattere e dall'indole sua. E tanto più barbaro è l'odierno italiano scritto, quanto il sapore italiano di certi vocaboli e modi per lo più ricercati ed antichi, e la cui italianità risalta e dà negli occhi; contrasta colla innazionalità ed anche coll'assoluta differenza del carattere totale della scrittura. (24. Marzo 1821.).