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12. Giugno 1821.

[1160,1]  Alla p. 1118. Perchè meglio s'intenda questa teoria de' verbi continuativi, ne osserveremo e ne distingueremo la natura più intimamente ed accuratamente che non abbiamo fatto finora. Atto ed azione {propriamente,} differiscono tra loro. L'atto, largamente parlando, non ha parti, l'azione sì. L'atto non è continuato, l'azione sì. Questi due verbali actus ed actio, sì nel latino come nell'italiano, (ed anche nel francese ec.) e non solamente questi, ma anche gli altri di simile formazione, a considerarli esattamente, differiscono in questo, che il primo considera l'agente come nel punto, il secondo come nello spazio, o nel tempo. Certo non si dà cosa veramente e assolutamente indivisibile, ma se considereremo le opere dell'uomo o di qualunque agente, vedremo che alcune ci si presentano come indivisibili, e non continuate, altre come divisibili e continuate. Quando per tanto il verbo positivo latino significa atto, il verbo continuativo significa azione.  1161 P. e. vertere significa atto, versare azione. Il voltare non può farsi veramente in un punto solo, ma la lingua necessariamente considera l'atto del voltare come indivisibile e non continuato. Laddove quello che in latino si chiama versare, come il voltare per un certo tempo una ruota, si considera naturalmente come azione continuata, fatta non già nell'istante, ma nello spazio, e composta di parti. Questa dunque è azione, quello è atto, e quest'azione è composta di molti di quegli atti. Spessissimo avviene che ciò che l'uomo o la lingua considera come atto sia più durevole di un'azione dello stesso genere. Come, per non dipartirci dall'esempio recato, l'azione del voltare una ruota per lo spazio, poniamo, di una mezz'ora, è più breve dell'atto di voltare {sossopra} una gran pietra, che non si possa rivolgere senza l'opera d'una o più ore. E tuttavia quell'azione in latino si esprimerebbe col verbo continuativo versare, quest'atto benchè più lungo dell'azione, non potrebbe mai dirsi versare, ma si esprimerebbe col positivo vertere. Perchè quest'atto, ancorchè lungo, rappresentandocisi complessivamente al pensiero, ci desta un'idea unica, non  1162 continuata, semplice: laddove quell'azione ci si presenta come moltiplice, composta, e continuata. {+Similmente jacere significa atto, jactare, azione.}
[1162,1]  Quando poi il verbo positivo latino esprime esso stesso non atto, ma azione, come sequi, ec. il continuativo significa la stessa azione più lunga {e durevole, o più continua o costante,} come sectari ec.
[1162,3]  E finalmente spesse volte il continuativo significa l'usanza, il costume di fare quella tale azione o atto significato dal verbo positivo, come acceptare, datare, {captare} (v. il Forcellini), secondo che abbiamo veduto, significano il costume di ricevere, dare, prendere. {+(Forse captare nel senso p. e. di captare aves o pisces appartiene piuttosto alla classe precedente de' continuativi dall'atto all'azione.)} {Noi abbiamo appunto volgere, voltare (cioè volutare), e voltolare, o rivolgere, rivoltare ec. posit.ivo, contin.ivo e freq.ivo.}
[1162,4]  Queste osservazioni debbono sempre più farci ammirare la sottigliezza, e la squisita perfezione della lingua latina, che forse non ha l'uguale in simili prerogative e facoltà. (12. Giugno 1821.). {{V. p. 2033. fine.}}