26 Marzo 1820.
[105,1]
105 E una delle gran cagioni del cangiamento nella
natura del dolore antico messo col moderno, è il Cristianesimo, che ha
solennemente dichiarata e stabilita e per così dire attivata la massima della
certa infelicità e nullità della vita umana, laddove gli antichi come non
doveano considerarla come cosa degna delle loro cure, se gli stessi Dei secondo
la loro mitologia s'interessavano sì grandemente alle cose umane per se stesse
(e non in relazione a un avvenire), erano animati dalle stesse passioni nostre,
esercitavano particolarmente le nostre stesse arti (la musica, la poesia ec.), e
in somma si occupavano intieramente delle stesse cose di cui noi ci occupiamo?
Non è però ch'io consideri intieramente il cristianesimo come cagion prima di
questo cangiamento, potendo anzi esserne stato in parte prodotto esso stesso
(come opina Beniamino
Constant in un articolo sui PP.
della Chiesa riferito nello Spettatore) ma solamente
come propagatore {principale} di tale rivoluzione del
cuore.
[105,2] Non per questo che il piacere del dolore è conforto
all'infelicità moderna, l'ignoranza di esso {piacere}
era difetto alla felicità antica.
[105,3] Come nella speranza o in qualunque altra disposizione
dell'animo nostro, il bene lontano è sempre maggiore del presente, così per
l'ordinario nel timore è più terribile il male.
[105,4] Per le grandi azioni che la maggior parte non possono
provenire se non da illusione, non basta ordinariamente l'inganno della fantasia
come sarebbe quello di un filosofo, e come sono le illusioni de' nostri giorni
tanto scarsi di grandi fatti, ma si richiede l'inganno della ragione, come
presso gli antichi. E un grande esempio di questo è ciò che accade ora in
Germania dove se qualcuno si sacrifica per la libertà
(come quel Sand uccisore di Cotzebue) non accade come potrebbe
parere, per effetto della semplice antica illusione di libertà, e d'amor patrio
e grandezza di azioni, ma per le fanfaluche mistiche di cui quegli
106 studenti tedeschi hanno piena la testa, e ingombra
la ragione come apparisce dalle gazzette di questi giorni dove anche si recano
le loro lettere piene di opinioni stravaganti e ridicole, che fanno dell'amor
{della} libertà una nuova religione, tutta nuovi
misteri. {{(26 Marzo 1820. e v. le Gaz. di Mil. del principio di questo
mese.)}}