15 - 30 Aprile 1820.
[107,4] Καμάρα espressamente per cubiculum si trova in Arriano
Stor. di
Alessandro l. 7 verso il fine. Transversare per attraversare è voce non
solamente de' bassi tempi ma antica, e sta nel Moretum. Camminare la bugia su pel naso, si diceva anche ai tempi di Teocrito. Della voce Καμάρα v. Fabric., B. G. in nota ad Phot. Cod. 213. ed. vet. t. 9. p.
449.
[108,1]
108 Vedi come la debolezza sia cosa amabilissima a
questo mondo. Se tu vedi un fanciullo che ti viene incontro con un passo
traballante e con una cert'aria d'impotenza, tu ti senti intenerire da questa
vista, e innamorare di quel fanciullo. Se tu vedi una bella donna inferma e
fievole, o se ti abbatti ad esser testimonio a qualche sforzo inutile di
qualunque donna, per la debolezza fisica del suo sesso, tu ti sentirai
commuovere, e sarai capace di prostrarti innanzi a quella debolezza e
riconoscerla per signora di te e della tua forza, e sottomettere e sacrificare
tutto te stesso all'amore e alla difesa sua. Cagione di questo effetto è la
compassione, la quale io dico che è l'unica qualità e passione umana che non
abbia nessunissima mescolanza di amor proprio. L'unica, perchè lo stesso
sacrifizio di se all'eroismo alla patria alla virtù alla persona amata, e così
qualunque altra azione la più eroica e più disinteressata (e qualunque altro
affetto il più puro) si fa sempre perchè la mente nostra trova più soddisfacente
quel sacrifizio che qualunque guadagno in quella occasione. Ed ogni qualunque
operazione dell'animo nostro ha sempre la sua certa e inevitabile origine
nell'egoismo, per quanto questo sia purificato, e quella ne sembri lontana. Ma
la compassione che nasce nell'animo nostro alla vista di uno che soffre è un
miracolo della natura che in quel punto ci fa provare un sentimento affatto
indipendente dal nostro vantaggio o piacere, e tutto relativo agli altri, senza
nessuna mescolanza di noi medesimi. E perciò appunto gli uomini compassionevoli
sono sì rari, e la pietà è posta, massimamente in questi tempi, fra le qualità
le più riguardevoli e distintive dell'uomo sensibile e virtuoso.
109 Se già la compassione non avesse qualche fondamento
nel timore di provar noi medesimi un male simile a quello che vediamo. (Perchè
l'amor proprio è sottilissimo, e s'insinua da per tutto, e si trova nascosto ne'
luoghi i più reconditi del nostro cuore, e che paiono più impenetrabili a questa
passione) Ma tu vedrai, considerando bene, che c'è una compassione spontanea,
del tutto indipendente da questo timore, e intieramente rivolta al misero.
[109,1]
Baggeo deriva altresì dal latino. V. il mio discorso sulla fama di Orazio. E il francese planer dal greco πλάνομαι[πλανάομαι], onde anche in latino le stelle erranti si chiamano planetę cioè errabundi, ed è
ben verisimile che la parola francese sia derivata (non essendo probabile dal
greco) da planari detto forse volgarmente in latino
nello stesso senso. E nota in questo proposito i due participi palans, tis, e palatus, a, um
errante, segno certo di un antico verbo palari, fatto da πλάνομαι colla metatesi della λ (come
da ἅρπω rapio da μορϕὴ forma) e colla conseguente
elisione della υ. Buonus per bonus è in Frontone e, e v. le ortografie del Cellario e del Manuzio.
[109,2] Da ἕρπω serpo, da ἅλς sal, da ἅλλω salio e salto (ora non si trova altro che ἅλλομαι), da ἡμι-
semi- (onde forse i francesi demi). {da ὕδωρ sudor
benchè con altro significato.}
[109,3] L'ubbriachezza è madre dell'allegrezza, così il
vigore. Che segno è questo? Perchè l'ubbriachezza non cagiona la malinconia?
Prima perchè questa deriva dal vero e non dal falso, e l'ubbriachezza cagiona la
dimenticanza del vero, dalla quale sola può
nascere l'allegrezza. Secondo, che gli uomini nello stato di natura,
cioè di vigore molto maggiore del presente, eran fatti per esser felici,
è[e] abbandonarsi alle illusioni, e vederle
e sentirle come cose vive e corporee e presenti.
[109,4] Le parole come osserva il Beccaria (tratt. dello stile) non
presentano la sola idea dell'oggetto significato, ma quando più quando meno
110 immagini accessorie. Ed è pregio sommo della lingua
l'aver di queste parole. Le voci scientifiche presentano la nuda e circoscritta
idea di quel tale oggetto, e perciò si chiamano termini perchè determinano e
definiscono la cosa da tutte le parti. Quanto più una lingua abbonda di parole,
tanto più è adattata alla letteratura e alla bellezza ec. ec. {e per lo contrario} quanto più abbonda di termini, dico
quando questa abbondanza noccia a quella delle parole, perchè l'abbondanza di
tutte due le cose non fa pregiudizio. Giacchè sono cose ben diverse la proprietà
delle parole e la nudità o secchezza, e se quella dà efficacia ed evidenza al
discorso, questa non gli dà altro che aridità. Il pericolo grande che corre ora
la lingua francese è di diventar lingua al tutto matematica e scientifica, per
troppa abbondanza di termini in ogni sorta
di cose, e dimenticanza delle antiche parole. Benchè questo la rende facile e comune, perch'è
la lingua più artifiziale e
geometricamente nuda ch'esista oramai. Perciò ha bisogno di grandi scrittori che
appoco appoco la tornino ad assuefare allo stile e alle voci del Bossuet del Fenelon e degli altri sommi prosatori del loro buon
secolo, e così nella poesia. Mad. di
Staël mostra col fatto di averlo conosciuto, pp. 1962-63 e il
suo stile ha molto della pastosità dell'antico a confronto dell'aridità moderna
e di quegli scheletri (regolari ma puri scheletri) di stile d'oggidì. Ed anche
non farebbe male ad attingere alle antiche sue fonti d'Amyot e degli altri tali che usati con discrezione
ridarebbero alla lingua quel sugo ch'ella oramai ha perduto anche per la
monotona e soverchia regolarità della sua costruzione (che anch'essa
contribuisce massimamente a renderla comune in europa) di
cui tanto si lagnava il Fenelon ed
altri insigni. (V. l'Algarotti
Saggio sulla lingua francese.)
Adattiamo questa osservazione a cose meno materiali.
111
V. p. 100 di questi pensieri. E
riducendo l'osservazione al generale troveremo il suo fondamento nella natura
delle cose, vedendo come la filosofia e l'uso della pura ragione {che si può paragonare ai termini e alla costruzione
regolare,} abbia istecchito e isterilito questa povera vita, e come
tutto il bello di questo mondo consista nella immaginazione che si può
paragonare alle parole e alla costruzione libera varia ardita e figurata. Le
voci greche {(le voci non i modi)} di cui s'è tanto
ingombrata la lingua francese in questi tempi, non possono nelle nostre lingue
esser altro che termini, con significazione nuda {e
circoscritta,} e aria tecnica e geometrica senza grazia e senza
eleganza. E quanto più ne abbonderemo con pregiudizio delle nostre parole, tanto
più toglieremo alla grazia e alla forza nativa della nostra lingua. Perchè la
forza e l'evidenza consiste nel destar l'immagine dell'oggetto, e non mica nel
definirlo dialetticamente, come fanno quelle parole trasportate nella nostra
lingua. Le metafore d'ogni sorta sono adattatissime per questa cagione alla
bellezza naturale
{e al colorito} del discorso. E la lingua italiana
studiata di tanti scrittorelli d'oggidì che ancorchè sia piena di modi e parole
native, riesce sì misera e dissonante, vien tale (oltre all'affettazione che si
manifesta per troppo superficiale perizia del vero linguaggio italiano, e
stentata ricerca di parole e frasi antiche, piuttosto che gusto e stile
modellato giudiziosamente sull'antico, e ridotti in succo e sangue proprio gli
antichi scrittori) perchè fa bruttissimo vedere l'aridità moderna che questi non
sanno schivare, colla freschezza il colorito {la morbidezza
la vistosità}
l'embonpoit[l'embonpoint] la floridezza il
vigore ec. antico.