5. Giugno 1820.
[113,3] A colui che occupa una nuova provincia o per armi o
per trattato è molto più vantaggioso il suscitarci e il mantenerci due fazioni,
l'una favorevole e l'altra contraria al nuovo governo, di quello che averla
tutta ubbidiente e sottomessa e indifferente dell'animo. Perchè la prima fazione
essendo ordinariamente più forte della seconda, e perciò questa non potendo
nuocere, si cavano da ciò due vantaggi. L'uno d'indebolire i paesani e renderli
molto più incapaci di riunirsi insieme per intraprender nulla, di quello che se
tutti fossero indifferenti, il che poi viene a dire tacitamente malcontenti.
L'altro di avere un partito per se molto più energico e infervorato di quello
che se non esistesse un partito contrario, perchè i principi non dovendo
aspettarsi di essere amati nè favoriti dai sudditi per se stessi nè per ragione,
debbono cercare di esserlo per odio degli altri, e per passione. Giacchè il
contrasto eccita anche quei sentimenti che in altro caso appena si proverebbero,
e quello che non si farebbe mai per affetto proprio, si fa per l'opposizione
114 altrui, come i migliori cattolici sono quelli che
vivono in paese eretico, e così l'opposto, nè ci ebbe mai tanto ostinati e
infocati partigiani del papa come a tempo dei Ghibellini. V. Montesquieu l.
c. ch. 6. p. 68.
(5. Giugno 1820.) E neanche dai benefizi i principi possono
aspettar tanto quanto dallo spirito di parte e dal contrasto che rende l'affare
come proprio di colui che lo sostiene, laddove la gratitudine è un debito verso
altrui. E l'esperienza di tutti i secoli dimostra quanta gratitudine ispirino i
benefizi de' regnanti e dei grandi. E se bene gli uomini hanno imparato a
regolare i capricci e le passioni loro, queste però naturalmente possono in loro
molto più dell'interesse. (5. Giugno 1820.).