1 - 31 Maggio 1820.
[112,1]
112 Quanto i greci facessero caso della bellezza, oltre
alla parola καλοκᾳγαθὸς notata già in questi pensieri, pp. 64-65 vedi un
luogo singolare di un antico in Clem. Aless.
cohort. ad gentes c. 4. dopo il mezzo
edizione di Venezia t. 1. p. 49. lin. ult. p. 17. nel
marg. lat. e p. 37. nel marg. gr. Qual è ora quel genitore che domandi
a Dio quella grazia come un bene principale e suo proprio e dei figli? Intorno
ai quali domanderanno piuttosto tutt'altro, sanità, ingegno, docilità, virtù,
abilità nei negozi, {favore dei grandi,} ricchezza ecc.
ec. ma bellezza quando mai? Vedo che m'ha ingannato quella bestia del
traduttore, il quale dice formosos liberos, e il greco
τὴν εὐτεχνίαν. Vi so dir io che la differenza è piccola da vero.
[112,2]
Gesù Cristo fu il primo che
personificasse e col nome di mondo
circoscrivesse e definisse e stabilisse l'idea del perpetuo nemico della virtù
dell'innocenza dell'eroismo della sensibilità vera, d'ogni singolarità
dell'animo della vita e delle azioni, della natura in somma, che è quanto dire
la società, e così mettesse la moltitudine degli uomini fra i principali nemici
dell'uomo, essendo pur troppo vero che come l'individuo per natura è buono e
felice, così la moltitudine (e l'individuo in essa) è malvagia e infelice. {{(v. p. 611 capoverso
1.)}}
[112,3] La pazienza è la più eroica delle virtù giusto perchè
non ha nessuna apparenza d'eroico.