20. Maggio 1821.
[1067,2] Le cause per cui la lingua greca formata fu liberissima d'indole e di
fatto, a differenza della latina, sono
[1067,3] 1. Che la sua formazione accadde in tempi
antichissimi, o si vogliano considerare quelli di Omero, o quelli di Pindaro, di Erodoto ec. o
anche quelli di Platone ec. tempi che
sebbene assai colti e civili (dico questi ultimi) anzi il fiore della civiltà
greca, nondimeno conservavano ancora assai di natura. A differenza della lingua
latina formata in un tempo di piena
1068 adulta e
matura, anzi corrotta civiltà, universale nella nella nazione; negli ultimi
tempi di Roma, nella sua decadenza morale, nel tempo
ch'era già cominciata la servitù degli animi romani; nell'ultima epoca dell'antichità.
[1068,1] 2. Anche la lingua latina si andò formando appoco
appoco, ed ebbe buoni ed insigni scrittori prima del suo secolo d'oro. Ma la
lingua greca non ebbe propriamente secolo d'oro. I suoi scrittori antichissimi
non furono inferiori ai moderni, nè i moderni agli antichi. Da Omero a Demostene non v'è differenza di autorità o di fama
rispetto alla letteratura greca in genere, ed alla lingua. Questo fece che
nessun secolo della grecia (finch'ella fu qualche cosa)
dipendesse da un altro secolo passato in fatto di letteratura. Non vi fu secol
d'oro, tutti i secoli letterati {e non corrotti} della
Grecia competerono fra loro, e nel fatto e
nell'opinione. Quindi la perpetua conservazione, la radicazione profonda della
libertà della loro letteratura, e della loro lingua. Dico della libertà sì
d'indole che di fatto. Non così è accaduto alla lingua italiana, sebben libera
per indole della sua formazione. Ma
ella ebbe i suoi secoli d'oro come la latina. Laddove la lingua {e letteratura} greca, si andò
1069 via via perfezionando e formando e crescendo insensibilmente, e
quasi con egual misura in ciascun tempo, così che nessun secolo potè vantarsi di
averla formata, come succede
all'italiano, al francese ec. e come successe al latino. In maniera che non si
stimò mai che i suoi progressi dovessero esser finiti, perchè non {s'}erano {veduti} tutti
raccolti con soverchio splendore e superiorità in una sola epoca.
[1069,1] 3. È già noto che le regole nascono quando manca chi
faccia. Ma in Grecia non mancò fino agli ultimi tempi
della sua esistenza politica. E sebbene allora nacquero {(o
almeno si propagarono e crebbero)} anche fra' greci le regole, e le
arti gramatiche, ec. ec. nondimeno il lungo uso e consolidamento della sua
libertà rispetto alla lingua, impedì che le regole le nuocessero, sebbene non
così accadde alla letteratura. Laddove la letteratura latina quasi spirata con
Virgilio, e col di lei secolo d'oro,
e parimente l'italiana, lasciarono largo e libero campo alle regole, ed a tutti
i beatissimi effetti loro. Giacchè sebbene il 500. non mancava di regole, (ne
mancò però del tutto il 300.), quelle non aveano che fare coll'esattezza e
finezza ec.
1070 e servilità delle posteriori, e si
possono paragonare (massime in fatto di lingua) a quelle che in fatto di
rettorica o di poetica ec. ebbero anche i greci ne' migliori tempi. Che se i
latini n'ebbero di molte e precise, perchè le riceverono dai greci già fatti
gramatici e rettorici, questa è pure una delle ragioni della poca libertà della
loro lingua formata ec. ec. e resta
compresa nella soverchia civiltà di quel tempo, che ho già addotta da principio,
come cagione di detta poca libertà. (20. Maggio 1821.). {{V. p. 743. - 746.
principio.}}