25. Maggio 1821.
[1084,2] Una delle prove evidenti e giornaliere che il bello
non sia assoluto, ma relativo, è l'essere da tutti riconosciuto che la bellezza
non si può dimostrare
1085 a chi non la vede o sente da
se: e che nel giudicare della bellezza differiscono non solo i tempi da' tempi,
e le nazioni dalle nazioni, ma gli stessi contemporanei e concittadini, gli
stessi compagni differiscono sovente da' compagni, giudicando bello quello che
a' compagni par brutto, e viceversa. E convenendo tutti che non si può
convincere alcuno in materia di bellezza, vengono in somma a convenire che
nessuno de' due che discordano nell'opinione, può pretendere di aver più ragione
dell'altro, quando anche dall'una parte stieno cento o mille, e dall'altra un
solo. Tutto ciò avviene sì nelle cose che cadono sotto i sensi, e queste o
naturali, o, massimamente, artificiali, sì nella letteratura ec. ec. V. a questo
proposito il P. Cesari, Discorso ai lettori premesso al libro De ratione regendae provinciae, Epistola
M. T. Cic. ad Q. Fratrem, cum adnott. et
italica interpretat. Jacobi
Facciolati; accedit nupera eiusdem interpretatio A. C.
Verona, Ramanzini. Ovvero lo Spettatore di Milano, Quaderno 75. p.
177. dove è riportato il passo di detto discorso che fa al mio
proposito. (25. Maggio 1821.).