26. Maggio 1821.
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Alla p. 1080
marg. Lo stesso diremo delle costituzioni, de' regolamenti, delle
legislazioni, de' governi, degli statuti (o pubblici o particolari di qualche
corpo o società ec.); i quali per ottimamente e minutamente formati che possano
essere, e dagli uomini i più esperti e previdenti, non può mai fare che nella
pratica non soggiacciano a più o meno inconvenienti;
1088 che non s'incontrino dei casi dalle dette legislazioni ec. non preveduti, o
non provveduti, o non potuti prevedere o provvedere; e che anche supposto che il
tutto fosse provveduto, e preveduto tutto il possibile, la pratica non
corrisponda perfettamente all'intenzione, allo spirito e alla stessa
disposizione dei detti stabilimenti. Insomma non v'è ordine nè disposizione nè
sistema al mondo, così perfetto, che nella sua pratica non accadano molti
inconvenienti, e disordini, cioè contrarietà con esso ordine. Ed uno degli
errori più facili e comuni, e al tempo stesso principali, è di credere che le
cose, come vanno, così debbano andare, e così sieno ordinate perchè così vanno;
e dedurre interamente l'idea di quel tal ordine o sistema, da quanto spetta ed
apparisce nel suo uso, andamento, esecuzione ec. Nella quale non possono mancare
moltissimi accidenti e sconvenienze, non per questo imputabili al sistema.
Accidenti e sconvenienze che sono molto maggiori, e più gravi e sostanziali, e
più numerose nei sistemi, ordini, {macchine} ec. che
son opera dell'uomo (per ottima che possa essere), artefice tanto inferiore alla
natura e per arte e per potenza. Maggiori però e più numerosi
proporzionatamente, cioè rispetto alla piccolezza e poca importanza,
1089 durata ec. di detti sistemi umani, paragonati
colla immensità ec. del sistema della natura. Nel quale, assolutamente parlando,
possono occorrere e occorrono inconvenienti accidentali molto maggiori e
numerosi che in qualunque sistema umano, sebbene assai minori relativamente.
(26. Maggio 1821.)