23. Maggio 1821.
[1079,1]
{Alla p. 366.} In una
macchina vastissima e composta d'infinite parti, per quanto sia bene e
studiosamente fabbricata e congegnata, non possono non accadere dei disordini,
massime in lungo spazio di tempo; disordini
1080 che
non si possono imputare all'artefice, {nè
all'artifizio;} e ch'egli non poteva nè prevedere distintamente nè
impedire. {V. p. 1087 fine.} Di questo genere sono
quelli che noi chiamiamo inconvenienti accidentali nell'immenso e
complicatissimo sistema della natura, e nella sua lunghissima durata. Che sebben
questi non ci paiano sempre minimi, bisogna considerarli in proporzione della
detta immensità, e complicazione, e della gran durata del tempo.
[1080,1] Per iscusarne da una parte la natura, e dall'altra
parte, per conoscere se sieno veramente accidentali e contrari al sistema e non
derivati da esso, basta vedere se si oppongono all'andamento prescritto e
ordinato primitivamente dalla natura alle cose, e se ella vi ha opposti tutti
gli ostacoli compatibili, che spesso possono riuscire insufficienti come nella
macchina la meglio immaginata e lavorata. Quando noi dunque nella infelicità
dell'uomo troviamo una opposizione diretta col sistema primitivo, e scopriamo
che la natura vi aveva opposti infiniti e studiatissimi ostacoli, e che ci è
bisognato far somma forza alla natura, all'ordine primitivo ec. e lunghissima
serie di secoli per ridurci a questa infelicità; allora essa infelicità per
grande, e universale, e durevole, ed anche irrimediabile ch'ella sia, non si può
considerare
1081 come inerente al sistema, nè come
naturale. Nè dobbiamo lambiccarci il cervello per metterla in concordia col
sistema delle cose (il che è impossibile), nè immaginare un sistema sopra questi
inconvenienti, un sistema fondato sopra gli accidenti, un sistema che abbia per
base e forma le alterazioni accidentalmente fatteci, un sistema diretto a
considerare come necessarie e primitive, delle cose accidentali e contrarie
all'ordine primordiale: ma dobbiamo riconoscere {formalmente} l'opposizione che ha la nostra infelicità col sistema
della natura; e la differenza che corre fra esso, fra gli effetti suoi, e gli
effetti della sua alterazione e depravazione parziale e accidentale.
[1081,1] Lasciando che molti inconvenienti che son tali per
alcuni {esseri,} non lo sono per altri; e molti che lo
sono per alcuni sotto un aspetto, non lo sono {per li
medesimi} sotto un altro aspetto ec. ec.
[1081,2] Dimostrando dunque i diversissimi e gagliardissimi
ostacoli opposti dalla natura al nostro stato presente, io vengo a dimostrare
che questo (e l'infelicità dell'uomo che ne deriva) è accidentale, e
indipendente dal sistema della natura, e contrario all'ordine delle cose, e non
essenziale ec. (23. Maggio 1821.). {{V. p.
1082.}}