16. Luglio 1821.
[1330,1] Ho detto altrove pp. 625-29 che nell'antico sistema delle nazioni la
vitalità era molto maggiore e la mortalità minore che nel moderno. Non intendo
con
1331 ciò di fondarmi principalmente sopra la
maggior durata possibile della vita umana in quei tempi che adesso. Le storie
provano che fra la più lunga vita degli antichi e la più lunga de' moderni
(almeno fin da quei tempi de' quali si hanno notizie precise) non v'è divario, o
poco; e smentiscono in questo i sogni di alcuni. Ed è ben simile al vero che la
natura abbia stabilito appresso a poco i confini possibili della vita umana,
oltre a' quali non si possa per nessuna cagione passare, come gli ha stabiliti
agli altri animali, {+nella cui longevità
presente non credo che si trovi differenza coi tempi antichi.} Almeno
ciò si può dire in ordine a quel sistema terrestre, a quell'epoca del globo
terraqueo che ci è nota; potendo però il detto sistema avere avuto altre epoche
e grandi rivoluzioni. Ed anche ci può essere {(o esserci
stata)} qualche razza umana più longeva o meno, come vediamo
differenze notabili di longevità nelle razze p. e. de' cavalli.
[1331,1] Ma io suppongo, e bisogna generalmente supporre, che
l'antichità nota a noi non potesse
viver più di quello che si possa vivere oggidì. La maggior vitalità del tempo
antico, non è quanto alla potenza, ma quanto all'effetto, vale a dire, la
realizzazione della potenza.
1332 Vale a dire che, non
potendo gli antichi vivere più lungamente di quello che possano i moderni,
vivevano però, generalmente parlando, più di quello che i moderni vivano, cioè
si accostavano più di loro ai confini stabiliti dalla natura, secondo le
differenze proporzionate delle complessioni, delle circostanze ec.; le morti
naturali immature erano più rare, o meno immature (e le non naturali se anche
erano più frequenti d'oggidì, non bastavano in nessun modo a pareggiar le
partite); conservavano il vigore, la sanità, ec. ec. in età dove oggi non si
conservano; in ciascheduna età erano proporzionamente[proporzionatamente] più gagliardi, più sani, insomma più pieni di
vitalità che i moderni, e meglio adattati alle funzioni del corpo, e più potenti
fisicamente; le malattie erano meno numerose, sì ne' loro generi, come
individualmente; meno violente ec. o più curabili per rispetto al malato ec. ec.
ec. Sicchè la somma della vita era maggiore nel tempo antico, quantunque nessuno
in particolare potesse vivere più lungamente di quello che possa viversi oggidì,
e che taluni vivano. (16. Luglio 1821.)