4. Ott. 1821.
[1833,2] Chi non ha o non ha mai avuto immaginazione,
sentimento, capacità di entusiasmo, di eroismo, d'illusioni vive e grandi, di
forti e varie passioni, {+chi non conosce
l'immenso sistema del bello,} chi non legge o non sente, o non ha mai
letto o sentito i poeti, non può assolutamente essere un grande, vero e perfetto
filosofo, anzi non sarà mai se non un filosofo dimezzato, di corta vista, di
colpo d'occhio assai debole, di penetrazione scarsa, per diligente, paziente, e
sottile, e dialettico e matematico ch'ei possa essere; non conoscerà mai il
vero, si persuaderà e proverà colla possibile evidenza cose falsissime ec. ec.
Non già perchè
1834 il cuore e la fantasia dicano
sovente più vero della fredda ragione, come si afferma, nel che non entro a
discorrere, ma perchè la stessa freddissima ragione ha bisogno di conoscere
tutte queste cose, se vuol penetrare nel sistema della natura, e svilupparlo.
L'analisi delle idee, dell'uomo, del sistema universale degli esseri, deve
necessariamente cadere in grandissima e principalissima parte, sulla
immaginazione sulle illusioni naturali, sul bello, sulle passioni, su tutto ciò
che v'ha di poetico nell'intero sistema della natura. Questa parte {della natura,} non solo è utile, ma necessaria per
conoscer l'altra, anzi l'una dall'altra non si può staccare nelle meditazioni
filosofiche, perchè la natura è fatta così. La detta analisi in ordine alla
filosofia, dev'esser fatta non già dall'immaginazione o dal cuore, bensì dalla
fredda ragione che entri ne' più riposti segreti dell'uno e dell'altra. Ma come
può far tale analisi colui che non conosce perfettamente tutte le dette cose
1835 per propria esperienza, o non le conosce quasi
punto? La più fredda ragione {+benchè
mortal nemica della natura,} non ha altro fondamento nè principio,
altro soggetto di meditazione speculazione ed esercizio che la natura. Chi non
conosce la natura, non sa nulla, e non può ragionare, per ragionevole ch'egli
sia. Ora colui che ignora il poetico della natura, ignora una grandissima parte
della natura, anzi non conosce assolutamente la natura, perchè non conosce il
suo modo di essere.
[1835,1] Tale è stata ed è una grandissima parte de' più
acclamati filosofi dal 600 in poi, massime tedeschi e inglesi. Avvezzi a non
leggere, a non pensare, a non considerare, a non istudiare, che filosofia,
dialettica, metafisica, analisi, matematica, abbandonato affatto il poetico,
spoeticizzata del tutto la loro mente, assuefatti ad astrarre totalmente dal
sistema del bello, e a considerare e porre la loro professione le mille miglia
lontano da tutto ciò che spetta all'immaginazione e al sentimento,
1836
{+perduto affatto l'abito del bello e del
caldo, e immedesimati con quello del puro raziocinio, del freddo ec. non
conoscendo altra esistenza nella natura che il ragionevole, il calcolato ec.
e libero da ogni passione, illusione, sentimento,} essi errano a ogni
tratto, e all'ingrosso, ragionando colla più squisita esattezza. È certissimo
ch'essi hanno ignorato ed ignorano la massima parte della natura, delle stesse
cose che trattano, per impoetiche ch'elle sieno (giacchè il poetico
nell'effettivo sistema della natura è legato assolutamente a tutto), la massima
parte della stessa verità, alla quale si sono esclusivamente dedicati.
[1836,1] La scienza della natura non è che scienza di
rapporti. Tutti i progressi del nostro spirito consistono nello scoprire i
rapporti. Ora, oltre che l'immaginazione è la più feconda e maravigliosa
ritrovatrice de' rapporti e delle armonie le più nascoste, come ho detto altrove
[p.
1650]; è manifesto che colui che ignora una parte, o piuttosto una
qualità una faccia della natura, legata con qualsivoglia cosa che possa formar
soggetto di ragionamento, ignora un'infinità di rapporti, e quindi non può non
ragionar male, non veder falso, non iscuoprire imperfettamente, non lasciar di
vedere
1837 le cose le più importanti, le più
necessarie, ed anche le più evidenti. Scomponete una macchina complicatissima,
toglietele una gran parte delle sue ruote, e ponetele da parte senza pensarvi
più; quindi ricomponete la macchina, e mettetevi a ragionare sopra le sue
proprietà, i suoi mezzi, i suoi effetti: tutti i vostri ragionamenti saranno
falsi, la macchina non è più quella, gli effetti non sono quelli che dovrebbero,
i mezzi sono cambiati, indeboliti, o fatti inutili; voi andate arzigogolando
sopra questo composto, vi sforzate di spiegare gli effetti della macchina
dimezzata, come s'ella fosse intera; speculate minutamente tutte le ruote che
ancora lo compongono, ed attribuite a questa o quella un effetto che la macchina
non produce più, e che le avevate veduto produrre in virtù delle ruote che le
avete tolte ec. ec. Così accade nel sistema della natura, quando l'è stato tolto
e staccato di netto il meccanismo del bello, ch'era congegnato e immedesimato
1838 con tutte le altre parti del sistema, e con
ciascuna di esse.
[1838,1] Ho detto altrove [pp. 1090-91] che
non si conosce perfettamente una verità se non si conoscono perfettamente tutti
i suoi rapporti con tutte le altre verità, e con tutto il sistema delle cose.
Qual verità conosceranno dunque bene quei filosofi che astraggono assolutamente
{e perpetuamente} da una parte essenzialissima
della natura?
[1838,2] La ragione e l'uomo non impara se non per
l'esperienza. Se la ragione vuol pensare e operare da se, e quindi scoprire, e
far progressi, le conviene conoscere per sua propria esperienza; altrimenti
l'esperienza altrui nelle parti essenziali della natura, non potrà servirle che
a ripetere le operazioni fatte da altri.
[1838,3] Quindi si veda quanto sia difficile a trovare un
vero e perfetto filosofo. Si può dire che questa qualità è la più rara e strana
che si possa concepire, e che appena ne sorge uno ogni dieci secoli, seppur uno
n'è mai sorto. (Qui riflettete quanto
1839 il sistema
delle cose favorisca il preteso perfezionamento dell'uomo mediante la perfezione
della ragione e della filosofia.) È del tutto indispensabile che un tal uomo sia
sommo e perfetto poeta; ma non già per ragionar da poeta; anzi per esaminare da
freddissimo ragionatore e calcolatore ciò che il solo
{ardentissimo}
poeta può conoscere. Il filosofo non è
perfetto, s'egli non è che filosofo, e se impiega la sua vita e se stesso al
solo perfezionamento della sua filosofia, della sua ragione, al puro
ritrovamento del vero, che è pur l'unico e puro fine del perfetto filosofo. La
ragione ha bisogno dell'immaginazione e delle illusioni ch'ella distrugge; il
vero del falso; il sostanziale dell'apparente; l'insensibilità la più perfetta
della sensibilità la più viva; il ghiaccio del fuoco; la pazienza
dell'impazienza; l'impotenza della somma potenza; il piccolissimo del
grandissimo; la geometria e l'algebra, della poesia. ec.
[1839,1] Tutto ciò conferma quello che altrove [p. 1650]
1840 ho detto della necessità dell'immaginazione al
gran filosofo. (4. Ott. 1821.). {{V. p. 1848. fine. e p. 1841.}}