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18. Ott. 1821.

[1940,2]  Ho detto pp. 1663-65 p. 1748 p. 1760 che un color piacevole, malamente si chiama bello, come non si ponno chiamar belli i sapori che piacciono. Osservo ed aggiungo che la categoria del bello spetta più a' sapori che ai colori. I sapori hanno armonia, cioè convenienza, la quale se non si chiama bellezza, ciò non deriva che dal costume. Un sapore ch'è buono o cattivo isolato, diviene il contrario in tale o tal composizione. I sapori sono per lo più composti, e non piacciono nè disgustano se non per l'armonia o disarmonia che hanno tra loro, in ciascuna composizione. Della quale armonia o disarmonia giudica l'assuefazione, e tutte quelle qualità  1941 umane che giudicano e sentono il bello, e ne diversificano infinitamente il giudizio, come appunto accade nei sapori, de' quali si suol dire {più appropriatamente} de gustibus non est disputandum. Quanto ai sapori elementari, come il dolce, l'amaro ec. gl'individui sono meno discordi nel giudicarne, perch'essi son fuori dell'armonia la quale dipende dalla sola assuefazione. Non però in modo che anche nel giudizio di essi non influiscano le assuefazioni e le circostanze individuali, nazionali ec. Osservando che l'armonia o disarmonia de' sapori è determinata nella massima parte dall'assuefazione, non ci maraviglieremo che le cucine e i gusti delle diverse nazioni, differiscano tanto più quanto esse nazioni sono più lontane e diverse; onde molti cibi e bevande predilette presso una nazione, sono disgustosissime a' forestieri; e così pur sappiamo di molti cibi o bevande presso noi detestabili, e di cui gli antichi i più gastronomi e lussuriosi {e di buon gusti[gusto]} erano ghiottissimi. E di ciò, stante le dette  1942 considerazioni non ci maraviglieremo, nè faremo difficoltà di crederlo, massime vedendo tante decise contrarietà di gusti fra le nazioni {{moderne}} le più polite e le più vicine, come fra i francesi e gl'inglesi. Il gusto o disgusto dei sapori elementari, e il più o meno piacevole o dispiacevole dei medesimi, è determinato in gran parte dalla natura, ed è esso medesimo elementare, come quello dei colori, dei suoni, degli odori. (Intendo per sapori {e odori} elementari i naturali, o le qualità specifiche del sapore, come la dolcezza nel zucchero, benchè il zucchero non sia sostanza semplice.) Ma nella loro armonia che è determinata il più dall'assuefazione, variano i gusti de' luoghi, de' tempi, degl'individui, come in tutte le altre armonie: i popoli naturali amano dei cibi o bevande disgustosissime per noi, e viceversa ec.
[1942,1]  Ora mentre i sapori in quanto sapori sono suscettibili di armonia e disarmonia, e quindi di piacere e dispiacere, come i suoni o tuoni; i colori in quanto colori non ne sono suscettibili, e però in quanto  1943 colori non entrano nella sfera del bello. Certo è che considerando i colori isolatamente e senza applicarli ai diversi oggetti colorati, naturali o artefatti, (i quali sono piacevoli o dispiacevoli per altri generi d'armonie) poco o nulla di armonia o disarmonia, di gusto o disgusto, sente l'uomo nelle diverse combinazioni e gradazioni di colori, quando essi non esprimono nulla. Laddove le diverse combinazioni e disposizioni e gradazioni de' sapori e de' suoni non possono essere senz'armonia o disarmonia, gusto o disgusto del palato o dell'udito, e questo maggiore o minore.
[1943,1]  La causa di questa differenza, non è altra che la mancanza di assuefazioni determinanti e creanti l'armonia o disarmonia de' colori puri. E la causa di questa (se non totale, quasi totale) mancanza (che rende ridicolo il tentativo fatto di una musica a colori), non può esser altra, secondo me, che la stessa immensità delle assuefazioni,  1944 sensazioni, esercizi, occupazioni variatissime della vista, applicandola sempre agli oggetti, la distrae dal considerare le loro qualità visibili indipendentemente da essi, in modo bastante a formarsi di esse sole assuefazioni bastanti a rendere armonica o disarmonica la loro pura composizione. La vista è il più materiale di tutti i sensi, e il meno atto a tutto ciò che sa di astratto. Perciò la vista e i suoi piaceri sono le predilette sensazioni dell'uomo naturale. ec. ... ec. ... ec. V. Costa, dell'Elocuzione.
[1944,1]  Per lo contrario dovremo dire dell'odorato, il quale essendo il meno esercitato de' sensi umani, non si è creato neppur esso veruna sufficientemente determinata armonia o disarmonia nelle sue sensazioni cioè negli odori. Si danno odori composti, come sapori, ma l'odorato non è quasi capace di distinguere in essi l'armonia o disarmonia degli elementi, e quell'elemento che armonizza, e quello che disarmonizza, come pur fa il palato ne' sapori. E questo  1945 e quello però secondo le diverse assuefazioni e le diverse abitudini di attendere, che hanno acquistate i diversi individui in questi due sensi. Giacchè è noto quanto il senso dell'odorato sia suscettibile di raffinamenti, di attenzioni ec. {V. Magalotti Lettere scientifiche.} Ed arrivo a dire che l'uomo è più capace di crearsi un'armonia di odori che di colori, e che esiste effettivamente {fra gli uomini} una maggior determinazione di quella che di questa armonia. ec. ec. ec. (18. Ott. 1821.)