24. Ott. 1821.
[1983,2] A quanto ho detto p. 1678-79 del
nostro guai venuto dal latino vae, aggiungi che in parecchi luoghi d'italia
si suol dire ghel o ghelo
per ve
lo (ghel dissi, ghelo dico), o gh' per v' (gh'ho messo, per v'ho messo, cioè ho messo
quivi) ec. Così mi par che usino massimamente i Veneziani.
[1984,1]
1984
Alla p. 1937.
Non rideremmo noi di un povero scolare di gramatica che nel suo latinuccio si
lasciasse fuggir dalla penna non volo per nolo? E pur questo nolo è
una pretta corruzione e storpiatura di non volo, fatta
non da altri che dal popolaccio che suol troncare le parole, e conglutinarne a
dritto e rovescio i pezzi ec. Viceversa io sento tuttogiorno dire dalla nostra
plebe noglio o n'oglio per
non voglio: e chi s'ardirebbe di scrivere in
italiano noglio per non
voglio, e di introdurre il verbo nolere nella
nostra lingua? Sicchè il buono e il cattivo, il puro e l'impuro di una lingua
non è altro che ciò ch'è usato o non usato, e che ha fatto o non ha fatto
fortuna presso i buoni scrittori, e nel tempo della sua formazione. Ma quanto al
degenerare, tutte le parole, tutti i modi, tutte le lingue che noi conosciamo,
non sono altro che un ammasso di degenerazioni e corruzioni.
1985
(24. Ott. 1821.).