10. Agosto 1820.
[204,2] Tutti i caratteri {principali} dello spirito antico, che si trovano in Omero, e negli altri greci e latini, si
trovano anche
205 in Ossian, e nella sua nazione. Lo stesso pregio del
vigor del corpo, della giovanezza, del coraggio, di tutte le doti corporali. La
stessa divinizzazione della bellezza. Lo stesso entusiasmo per la gloria e per
la patria. In somma tutti i beati distintivi di una civilizzazione che sta nel
suo vero punto fra la natura e la ragione. Del resto, pietà filiale, e paterna,
e tutti gli altri sentimenti doverosi e naturali, hanno fra i caledoni tutta la
loro forza. Il divario tra i greci ed Ossian consiste principalmente in una malinconia generata dalle
disgrazie particolari, e non dalla disperante filosofia, ma più propriamente e
generalmente dal clima. Questa cagione non solo si conosce ma si sente nell'Ossian, e perciò rende la sua
malinconia molto inferiore a quella dei meridionali, Petrarca, Virgilio, ec. nei quali si conosce e sente anche una potenza di
allegria, come pure in Omero ec. cosa
necessaria alla varietà, all'ampiezza della poesia composta di diversissimi
generi, e quasi anche al sentimento.
[205,1]
Ossian prevedeva il deterioramento
degli uomini e della sua nazione. V.
Cesarotti osservazione ultima
al poemetto della guerra di Caroso. Ma certo quando egli diceva ec.
(v. gli ultimi versi d'esso
poemetto) non prevedeva che la generazione degl'imbelli si dovesse
chiamar civile, e barbara la sua, e le altre che la somigliarono.
[205,2]
Oste albergatore, ed anche ospite, ossia albergato,
appresso gli antichi italiani. V. la Crusca.
Hostis aveva appunto questa seconda significazione
appresso gli antichi latini. V. il
Forcellini.
206 Ed ecco una parola {latina}
disusata ai tempi di Cicerone,
ricomparisce nei principii della nostra lingua. E forse hostis avrà avuto anche il significato di albergatore, come oste oggidì, e come hospes
ed ospite in latino ed in italiano hanno lo stesso
doppio senso di albergatore e albergato. (10. Agosto 1820.). {{Straniero ossia ospite si prendeva per nemico anche nell'antica lingua celtica. V. Cesarotti note al Fingal, Canto primo.
Bassano 1789. t. 1. p. 17. E così
appoco appoco si sarà cambiato il significato di hostis, cioè considerando lo straniero come nemico.}}