11. Giugno. 1822.
[2471,1] Alla inclinazione da me più volte notata e spiegata
[pp. 85-86]
[p. 230]
[pp. 339-40]
[pp. 486-88]
[pp. 1535-37], che gli uomini hanno a partecipare con altri i loro
godimenti o dispiaceri, e qualunque sensazione alquanto straordinaria, si dee
riferire in parte la difficoltà di conservare il secreto che s'attribuisce
ragionevolmente alle donne e a' fanciulli, e ch'è propria altresì di qualunque
altro è meno capace o per natura o per assuefazione di contrastare e vincere e
reprimere le sue inclinazioni. Ed è anche proprio pur troppe volte degli uomini
prudenti ed esercitati a stare sopra se stessi, i quali ancora provano, se non
altro, qualche difficoltà a tenere il segreto, e qualche voglia interna di
manifestarlo (anche con danno loro), quando sono sull'andare del confidarsi con
altrui, o semplicemente del conversare, o discorrere,
2472 o chiaccherare. {+Dico lo
stesso anche di quando il segreto non è d'altrui ma nostro proprio, e quando
noi vediamo che il rivelarlo fa danno solamente o principalmente a noi, e
come tale, ci eravamo proposto di tacerlo, e poi lo confidiamo per
isboccataggine.}
[2472,1] Ma che anche questa inclinazione, non sia naturale
nè primitiva (come pare), ma effetto delle assuefazioni, e dell'abito di società
contratto dagli uomini vivendo cogli altri uomini, lo provo e lo sento io
medesimo, che quanto era prima inclinato a comunicare altrui ogni mia sensazione
non ordinaria (interiore o esteriore), così oggi fuggo ed odio non solo il
discorso, ma spesso anche la presenza altrui nel tempo di queste sensazioni. Non
per altro se non per l'abito che ho contratto di dimorar quasi sempre meco
stesso, e di tacere quasi tutto il tempo, e di viver tra gli uomini come
isolatamente e in solitudine. Lo stesso si dee credere che avvenga ai solitari
effettivi, ai selvaggi, a quelli che o non hanno società o poca, e rara,
all'uomo naturale insomma, privo del linguaggio, o con poco uso del medesimo, al
muto, a chi per qualche accidente ha dovuto per lungo tempo viver lontano dal
consorzio degli uomini, come naufragi, {+pellegrini in luoghi di favella non conosciuta,} carcerati ec. frati
silenziosi ec. (11. Giugno. 1822.)