28. Luglio. 1823.
[3058,3] persone imperfette, difettose, mostruose di corpo,
tra quelle che non arrivano a nascere e si perdono per aborti, sconciature ec.
non volontarie nè proccurate; tra quelle che son tali dalla nascita, e muoiono
appena nate o poco appresso, per vizi {{naturali}}
interni o esterni; quelle che così nate vivono e si veggono e si ponno
facilmente contare, annoverando le mostruosità e difettosità d'ogni sorta;
quelle finalmente che tali son divenute dopo la nascita, più
3059 presto o più tardi, naturalmente e senza esterna cagione
immediata, voglio dire o per vizio ingenito sviluppatosi in séguito, o per
malattia qualunque naturalmente sopravvenuta; sommando dico e raccogliendo tutti
questi individui insieme, si vedrà a colpo d'occhio e senza molta riflessione
che il loro numero nel solo genere umano, anzi nella sola parte civile di esso,
avanza di gran lunga non solamente quello che trovasi in qualsivoglia altro
intero genere d'animali, non solamente eziandio quello che veggiamo in
ciascheduna specie degli animali domestici, che pur sono corrotti {+e mutati dalla naturale condizione e
vita,} e da noi in mille guise travagliati e malmenati; ma tutto
insieme il numero degl'individui difettosi e mostruosi che noi veggiamo in tutte
le specie di animali che ci si offrono giornalmente alla vista, prese e
considerate insieme. La qual verità è così manifesta, che niuno, io credo,
purchè vi pensi un solo momento e raccolga le sue reminiscenze, la potrà
contrastare. Simile differenza si troverà in questo particolare fra le nazioni
civili e le selvagge, e proporzionatamente fra le più civili e le meno, secondo
un'esatta scala, come tra' franc. ital. ted. spagn. {ec.}
[3060,1]
3060 Quali conseguenze si
tirino da queste osservazioni, è così facile il vederlo, come esse conseguenze
sono evidentissime, ed hanno quella maggior certezza che possa avere una
proposizione dimostrata matematicamente, e dedotta matematicamente da un'altra
di cui non si possa dubitare. (28. Luglio. 1823.).