6-8. Settem. 1823.
[3374,1] Dico in più luoghi pp. 1661-63
pp. 1680-82
pp.1923-25 che la natura non ingenera nell'uomo quasi altro che
disposizioni. Or tra queste bisogna distinguere. Altre sono disposizioni a poter
essere, altre ad essere. Per quelle l'uomo può divenir tale o tale; può, dico, e
non più. Per queste l'uomo, naturalmente vivendo, e tenendosi lontano dall'arte,
indubitatamente diviene quale la natura ha voluto ch'ei sia, bench'ella non
l'abbia fatto, ma disposto solamente a divenir tale. In queste si deve
considerare l'intenzione della natura: in quelle no. E se per quelle l'uomo può
divenir tale o tale, ciò non importa che tale o tale divenendo, egli divenga
quale la natura ha voluto ch'ei fosse: perocchè la natura per quelle
disposizioni non ha fatto altro che lasciare all'uomo la possibilità di divenir
tale o tale; nè quelle sono
3375 altro che possibilità.
Ho distinto due generi di disposizioni per parlar più chiaro. Ora parlerò più
esatto. Le disposizioni naturali a poter essere e quelle ad essere, non sono
diverse individualmente l'une dall'altre, ma sono individualmente le medesime.
Una stessa disposizione è ad essere e a poter essere. In quanto ella è ad
essere, l'uomo, seguendo le inclinazioni naturali, e non influito da circostanze
non naturali, non acquista che le qualità destinategli dalla natura, e diviene
quale ei dev'essere, cioè quale la natura ebbe intenzione ch'ei divenisse,
quando pose in lui quella disposizione. In quanto ella è disposizione a poter
essere, l'uomo influito da varie circostanze non naturali, sião[siano] intrinseche siano estrinseche, acquista molte
qualità non destinategli dalla natura, molte qualità contrarie eziandio
all'intenzione della natura, e diviene qual ei non dev'essere, cioè quale la
natura non intese ch'ei divenisse, nell'ingenerargli quella disposizione. Egli
{però non} divien tale {per} natura, benchè questa disposizione sia naturale: perocchè essa
{disposizione} non era ordinata a questo
3376 ch'ei divenisse tale, ma era ordinata ad altre
qualità, molte delle quali affatto contrarie a quelle che egli ha per detta
disposizione acquistato. Bensì s'egli non avesse avuto naturalmente questa
disposizione, egli non sarebbe potuto divenir tale. Questa è tutta la parte che
ha la natura in ciò che tale ei sia divenuto. Siccome, se la disposizion fisica
del nostro corpo non fosse qual ella è per natura, l'uomo non potrebbe, per
esempio, provare il dolore, divenir malato. Ma non perciò la natura ha così
disposto il nostro corpo acciocchè noi sentissimo il dolore e infermassimo; nè
quella disposizione è ordinata a questo, ma a tutt'altri e contrarii risultati.
E l'uomo non inferma per natura; bensì può per natura infermare; ma infermando,
ciò gli accade contra natura, o fuori e indipendentemente dalla natura, la quale
non intese disporlo a infermare.
[3376,1] Similmente si discorra degli altri animali, e di
mano in mano degli altri generi di creature, con quest'avvertenza però e con
questa proporzione, che negli altri animali, le disposizioni
3377 ingenite sono più ad essere che a poter essere; il che vuol dire
che gli animali sono naturalmente meno conformabili dell'uomo; che essi per le
loro naturali disposizioni, non solo non debbono acquistare altre qualità che le
destinate loro dalla natura, il che è proprio anche dell'uomo, ma non possono
acquistarne molto diverse da queste, come l'uomo può; non possono acquistar
tante e così varie qualità, come l'uomo può, per essere sommamente conformabile:
in fine che le loro naturali disposizioni non rendono possibile tanta varietà di
risultati, non possono esser così diversamente applicate e usate come quelle
dell'uomo. Ond'è che gli animali non acquistino quasi altre qualità che le
destinate loro dalla natura, non divengano se non quali la natura gli ha voluti,
quali ella intese che divenissero nel dar loro quelle disposizioni. Il che vuol
dire ch'ei si mantengono nello stato naturale; che non è altro se non quello che
ho detto, cioè divenir tali quali la natura ha inteso; perchè nè anche gli
animali nascono, ma divengono; nè la
3378 natura
ingenera in essi delle qualità, ma delle disposizioni, ben più ristrette che
quelle dell'uomo. In questo modo e con questa proporzione passando ai
vegetabili, e quindi scendendo per tutta la catena degli esseri, troverete che
le naturali disposizioni sono di mano in mano sempre maggiormente ad essere che
a poter essere, cioè si restringono, finchè gradatamente si arrivi a quegli enti
ne' quali la natura non ha posto disposizioni nè ad essere nè a poter essere, ma
solo qualità. Del qual genere io non credo che alcuna cosa si possa in verità
trovare, esattamente e strettamente parlando, ma largamente si potrà dire che di
tal genere sia questo nostro globo tutto insieme considerato e rispetto al
sistema solare o universale, e similmente i pianeti e il sole e le stelle e gli
altri globi celesti. Ne' quali e ne' moti loro, e per dir così, nella vita, e
nell'esistenza rispettiva degli uni agli altri, niun disordine si può trovare,
niuna irregolarità, niun morbo, niuna ingiuria, niun accidente, successo o
effetto che sia contro nè fuori delle intenzioni avute dalla natura nel porre in
essi le qualità che ci ha posto; dico le qualità rispettive
3379 che hanno gli uni verso gli altri, le quali negli effetti e
nell'uso loro sempre e interamente corrispondono alle primitive destinazioni
della natura, e immutabilmente serbano ed efficiunt
quell'ordine dell'universo che la natura volle espressamente e vuole, e quella
vita o esistenza ch'essa natura gli ha destinata, e tale nè più né più nè meno
quale ella intese e ordinò che fosse. Da questo genere di esseri rimontando
indietro per insino all'uomo, troveremo sempre di mano in mano decrescere
secondo l'ordine delle specie e de' generi, il numero e l'efficacia e importanza
delle qualità ingenerate in ciascun di
essi generi o specie dalla natura, e crescere altrettanto il numero o
l'estensione, la varietà o piuttosto la variabilità o adattabilità delle disposizioni in esse dalla natura
ingenerate: e queste disposizioni esser da principio solamente, o quasi del
tutto, ad essere, poscia eziandio a poter essere, e ciò sempre più, salendo pe'
vegetabili ai polipi, indi per le varie specie d'animali fino alla scimia, e
all'uomo salvatico, e da queste specie all'uomo. Nella cui parte che si chiama
morale {o spirituale,} troveremo, come ho detto, che
3380 la natura non ha posto di sua mano quasi
veruna qualità determinata, se non pochissime, e queste, semplicissime: tutto il
resto disposizioni, non solo ad essere, ma a poter essere tante cose, ed
acquistare tanto varie qualità, quanto niun altro genere di enti a noi noti. E
per questa scala ascendendo, troveremo colla medesima gradazione, che quanto
minore in ciascun genere o specie è il numero e il valore delle qualità ingenite
e naturali, quanto maggiore quello delle disposizioni altresì naturali, e quanto
maggiormente queste disposizioni sono a poter essere (ossia divenire), tanto
maggiore esattamente in ciascuno d'essi generi o specie, e nell'esistenza loro,
e negli effetti loro sopra se stessi e fuor di se stessi è il numero e la
grandezza de' disordini, delle irregolarità de' morbi, de' casi, degli
accidenti, de' successi non naturali, non voluti o espressamente disvoluti dalla
natura, contrarii alle intenzioni e destinazioni fatte dalla natura nel formare
quei tali generi o specie, e nel così disporli com'essa li dispose, sì rispetto
a se stessi, sì riguardo agli altri generi e specie a cui essi hanno relazione,
ed all'intera
3381 università delle cose. Tutto ciò
troverassi nelle meteore, ne' vegetabili, negli animali sopra tutto, e fra gli
animali, sopra tutti nell'uomo, ossia nel genere umano. Perocchè il vivente è
meno dell'altre cose tutte composto di qualità naturali, e più di disposizioni;
e tra' viventi l'uomo in massimo grado. Nel quale è maggior la vita che negli
altri viventi; e la vita si può, secondo le fin qui dette considerazioni,
definire una maggiore o minore conformabilità, un numero e valore di
disposizioni naturali prevalente in certo modo {+(più o meno)} a quello delle ingenite qualità.
Massime rispetto allo spirituale, all'intrinseco, a quello che, propriamente
parlando, vive; a quello in che sta {propriamente} e si
esercita la vita, in che siede il principio vitale, {e}
la facoltà dell'azione sia interna sia esterna, cioè la facoltà del pensiero e
della sensibile operazione. {ec.} Nella qual facoltà
consiste propriamente la vita ec. (6-7. Settembre. 1823.). Per lo contrario le cose che meno partecipano della vita sono
quelle che per natura hanno meno di qualità e più di disposizione, cioè le
meno conformabili naturalmente. E se v'ha cosa che non sia punto
conformabile naturalmente, quella niente partecipa della vita, ma solo
esiste; quella è che si dee propriamente
3382
chiamare semplicemente e puramente esistente ec. ec. ec. (8. Sett.
Natività di Maria
Santissima. 1823.).