9. Sett. 1823.
[3388,1] Molti presenti italiani che ripongono tutto il
pregio della poesia, anzi tutta la poesia nello stile, e disprezzano affatto,
anzi neppur concepiscono, la novità de' pensieri, delle immagini, de'
sentimenti; e non avendo nè pensieri, nè immagini, nè sentimenti, tuttavia per
riguardo del loro stile si credono poeti, e poeti perfetti e classici; questi
tali sarebbero forse ben sorpresi se loro si dicesse, non solamente che chi non
è buono alle immagini, ai sentimenti, ai pensieri non è poeta, il che lo
negherebbero schiettamente o implicitamente; {Puoi vedere le pagg. 2979-80. e 3717-20.} ma
che chiunque non sa immaginare, pensare, sentire, inventare, non può nè
possedere un buono stile poetico, nè tenerne l'arte, nè eseguirlo, nè giudicarlo
nelle opere proprie nè nelle altrui; che l'arte {e la facoltà
e l'uso} dell'immaginazione e dell'invenzione è tanto indispensabile
allo stile
3389 poetico, quanto e forse ancor più
ch'{al ritrovamento,} alla scelta, {e} alla disposizione della materia, alle sentenze e a
tutte l'altre parti della poesia ec. (Vedi a tal proposito la pp. 2978- 80.) Onde non possa mai
esser poeta per lo stile chi non è poeta per tutto il resto, nè possa aver mai
uno stile veramente poetico, chi non ha facoltà, o avendo facoltà non ha
abitudine, di sentimento di pensiero di fantasia d'invenzione, insomma
d'originalità nello scrivere. (9. Sett. 1823.).