31. Ott. 1823.
[3813,1] L'amor della vita, il piacere delle sensazioni vive,
dell'aspetto della vita ec. {+delle quali
cose altrove}
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2107-108]
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2499]
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pp. 2017-18
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pp. 2433-34 è ben
consentaneo negli animali. La natura è vita. Ella è esistenza. Ella stessa ama
la vita, e proccura in tutti i modi la vita, e tende in ogni sua operazione alla
vita. Perciocch'ella esiste e vive. Se la natura fosse morte, ella non sarebbe.
Esser morte, son termini contraddittorii. S'ella tendesse in alcun modo alla
morte, se in alcun modo la proccurasse, ella tenderebbe e proccurerebbe contro
se stessa. S'ella non proccurasse la vita con ogni sua forza possibile, s'ella
non amasse la vita quanto più si può amare, e se la vita non fosse tanto più
cara alla natura, quanto maggiore e più intensa e in maggior grado, la natura
non amerebbe se stessa (vedi la pagina 3785. principio), non proccurerebbe se stessa o il proprio bene, o
non si amerebbe quanto più può (cosa impossibile), nè amerebbe il suo maggior
3814 possibile bene, e non proccurerebbe il suo
maggior bene possibile (cose che parimente, come negl'individui e nelle specie
ec., così sono impossibili nella natura). Quello che noi chiamiamo natura non è
principalmente altro che l'esistenza, l'essere, la vita, sensitiva o non
sensitiva, delle cose. Quindi non vi può esser cosa {nè
fine} più naturale, nè più naturalmente amabile e desiderabile e
ricercabile, che l'esistenza e la vita, la quale è quasi tutt'uno colla stessa
natura, nè amore più naturale, nè naturalmente maggiore che quel della vita. (La
felicità non è che la perfezione {il compimento} e il
proprio stato della vita, secondo la sua diversa proprietà ne' diversi generi di
cose esistenti. Quindi ell'è in certo modo la vita o l'esistenza stessa, siccome
l'infelicità in certo modo è lo stesso che morte, o non vita, perchè vita non
secondo il suo essere, e vita imperfetta ec. Quindi la natura, ch'è vita, è
anche felicità.). E quindi è necessario alle cose esistenti amare e cercare la
maggior vita possibile a ciascuna di loro. E il piacere non è altro che vita ec.
E la vita è piacere necessariamente, e maggior piacere, quanto essa vita è
maggiore e più viva. La vita generalmente e[è]
tutt'uno colla natura, la vita divisa ne' particolari è tutt'uno co' rispettivi
subbietti esistenti. Quindi ciascuno essere, amando la vita, ama se stesso:
pertanto non può non amarla, e non amarla quanto si possa il più. L'essere
esistente non può amar la morte, {#1. (in
quanto la morte abbia rispetto a lui)} veramente parlando, non può
tendervi, non può proccurarla, non può non odiarla il più ch'ei possa, in veruno
istante dell'esser suo; per la stessa ragione per cui egli non può
3815 odiar se stesso, proccurare, amare il suo male,
tendere al suo male, non odiarlo sopra ogni cosa e il più ch'ei possa, non
amarsi, non solo sopra ogni cosa, ma il più ch'egli possa onninamente amare.
Sicchè l'uomo, l'animale ec. ama le sensazioni vive ec. ec. e vi prova piacere,
perch'egli ama se stesso. (31. Ott. 1823.).