17. Nov. 1823.
[3889,1] Come altrove ho dimostrato pp. 543. sgg.
[pp. 590-91]
[pp. 3411-12], il solo perfetto stato di {una}
società umana stretta, si è quello di perfetta unità, cioè d'assoluta monarchia,
quando il monarca viva e governi e sia monarca pel ben essere de' suggetti,
secondo lo spirito {+la ragione e
l'essenza} della vera monarchia, e secondo che accadeva in principio.
Ma quando l'effetto della monarchia si riduca in somma a questo, che un solo
nella nazione, viva, e tutti gli altri non vivano se non se in un solo e per un
solo, e i suggetti servano {unicamente} al ben essere
del monarca, in vece che questo a quelli, e che l'effetto e la sostanza
dell'unità della nazione sia questo, che quanto essa unità è più perfetta, tanto
la vita e il ben essere più si ristringa in un solo, o almeno lo spirito d'essa
unità e il proposito della costituzion nazionale miri in effetto a questo fine; allora è certamente meglio
qualsivoglia altro stato; perocchè senza la perfetta unità, gli uomini in
società stretta non possono veramente godere del perfetto
3890 ben esser sociale, nè la nazione è capace di perfetta vita; ma
egli è peggio non vivere e non essere (or la nazione sotto una tal monarchia,
non è) che non vivere {perfettamente} e non essere
perfetta. Or, come ho altresì provato altrove pp. 543. sgg. , non può assolutamente
accadere che l'assoluta monarchia non cada nel detto stato, nè che conservi il
suo stato vero per alcuna cagione intrinseca ed essenziale, e per altro che per
caso, il quale è straordinariamente difficile che abbia luogo, e mille cagioni
intrinseche ed essenziali alla monarchia assoluta considerata rispettivamente
alla natura dell'uomo, si oppongono positivamente alla detta conservazione ec.
(17. Nov. 1823.).