6. Aprile. 1829.
[4484,1] Errori popolari degli antichi. Parlerò di questi
errori leggermente, come storico, senza entrare a filosofare sopra ciascuno di
essi e sopra la materia a cui appartengono; cosa che mi menerebbe in infinito, e
vorrebbe non un Trattatello, ma un gran Trattato. In questo secolo, stante la
filosofia, e stante la liaison che hanno acquistata
tutte le cognizioni tra loro, ogni menomo soggetto facilissimamente diviene
vastissimo. Tanto più è necessario, volendo pur fare un libro, che uno sappia
limitarsi, che attenda diligentemente a circoscrivere il proprio argomento, sì
nell'idea de' lettori, e sì massimamente nella propria intenzione; e che si
faccia un dovere di non trapassare i termini stabilitisi. (Chi non sa
circoscrivere, non sa fare: il circoscrivere è parte dell'abilità {negl'ingegni,} e più difficile che non pare. Vedi p. 4450. capoverso 6[5.]) Altrimenti seguirà o che ogni libro sopra
ogni tenuissimo argomento divenga un'enciclopedia, o più facilmente e {più} spesso, che un autore, spaventato e confuso dalla
vastità di ogni soggetto che gli si presenti, dalla moltitudine delle idee che
gli occorrano sopra ciascuno, si perda d'animo, e non ardisca più mettersi a
niuna impresa. Il che tanto più facilmente accadrà, quanto la persona avrà più
cognizioni e più ingegno, cioè quanto più sarà atto a far libri. (6.
Aprile. 1829.). - Io non presumo con questo libro istruire, solo
vorrei dilettare.