6. Nov. 1820.
[303,1]
Bione Boristenite
ἐρωτηϑείς ποτε τίς
μᾶλλον ἀγωνιᾷ
*
(anxietate maiore detineatur), ἔϕη, ὁ τὰ μέγιστα βουλόμενος εὐημερεῖν
*
colui che cerca le supreme felicità. (Laerz. in Bione, l. 4. segm. 48.) Chi sa pascersi delle piccole
felicità, raccogliere nell'animo suo i piccoli piaceri che ha provato nella
giornata, dar peso presso se medesimo alle piccole fortune, facilmente passa la
vita, e se non è felice, può crederlo, e non accorgersi del contrario. Ma chi
non dà mente se non alle grandi felicità, non considera come guadagno, e non
proccura di pascersi e ruminare seco stesso i piccoli accidenti piacevoli, le
piccole riuscite, soddisfazioni, conseguimenti ec. e tiene tutto per nulla, se
non ottiene quel grande e difficile scopo che si propone; vivrà sempre
cruccioso, ansioso, senza godimenti, e in vece della gran felicità, ritroverà
una continua infelicità. Massimamente che, conseguito ancora quel grande scopo,
lo troverà molto inferiore alla speranza, come sempre accade nelle cose
lungamente desiderate e cercate. (6. Nov. 1820.). {{V. [poco sotto.]}}