28. Nov. 1820.
[360,3] L'uomo senza la cognizione di una favella, non può
concepire l'idea di un numero determinato. Immaginatevi di contare trenta o
quaranta pietre, senz'avere una denominazione da dare a ciascheduna, vale a
dire, una, due, tre,
361 fino all'ultima denominazione,
cioè trenta o quaranta, la quale contiene la somma di tutte le pietre, e desta
un'idea che può essere abbracciata {tutta} in uno
stesso tempo dall'intelletto e dalla memoria, essendo complessiva ma definita ed
intera. Voi nel detto caso, non mi saprete dire, nè concepirete in nessun modo
fra voi stesso la quantità precisa delle dette pietre; perchè quando siete
arrivato all'ultima, per sapere e concepire detta quantità, bisogna che
l'intelletto concepisca, e la memoria abbia presenti in uno stesso momento tutti
gl'individui di essa quantità, la qual cosa è impossibile all'uomo. Neanche
giova l'aiuto dell'occhio, perchè volendo sapere il numero di {alcuni} oggetti presenti, e non sapendo contarli, è
necessaria la stessa operazione simultanea e individuale della memoria. E così
se tu non sapessi fuorchè una sola denominazione numerica, e contando non
potessi dir altro che uno, uno, uno; per quanta attenzione vi ponessi, affine di
raccogliere progressivamente coll'animo e la memoria, la somma precisa di queste
unità, fino all'ultimo; tu saresti sempre nello stesso caso. {+Così se non sapessi altro che due
denominazioni ec.} Eccetto una piccolissima quantità, come cinque o
sei, che la memoria e l'intelletto può concepire {senza
favella,} perchè arriva ad aver presenti simultaneamente tutti i pochi
individui di essa quantità. Nello stesso modo e per la stessa ragione
362 i numeri che rappresentano una quantità troppo
grande, come centomila, un milione e simili, {e più, un
bilione} non ci destano se non un'idea confusa, {+quantunque noi sappiamo benissimo il loro significato, e l'estensione o
quantità precisa e misurata, che comprendono: ma in questo caso non
basta sapere {interamente} il significato della
parola, per concepire l'idea significata (cosa che forse non accade in
altro caso, se non in parole indefinite, o che esprimono idee
indefinite): e ciò} perchè l'operazione della mente non si
può estendere in un medesimo tempo sopra {tutte} le
parti di questa quantità, ed abbracciarle e concepirle chiaramente tutte in una
volta, malgrado il soccorso della favella, il quale non basta quando le parti
son troppe. Per parti intendo p. es. le diecine, {o anche le
centinaia} la somma delle quali, quando può esser concepita
chiaramente ci desta un'idea abbastanza chiara della {data} quantità, a cagione dell'abitudine contratta coll'esercizio del
discorso, la quale abitudine ci fa concepir facilmente e prontamente
gl'individui compresi in ciascuna diecina. In genere l'idea {precisa} del numero, o coll'aiuto della favella o senza, non è mai
istantanea, ma composta di successione, più o meno lunga, più o meno difficile,
secondo la misura della quantità. (28. Nov. 1820.). {{V. p. 1072. fine.}}