2. Dec. 1820.
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Alla p. 366 pensiero
1. Perciò coloro che deducono la necessità assoluta della Religione
dallo stato presente dell'uomo, e dalla sua miseria, nihil
agunt, se non provano ancora che questo stato gli era destinato, e
ch'egli vivendo così, segue i suoi destini, e l'ordine assoluto delle cose, non
arbitrario. Perchè anche gli animali, p. e. le formiche, le api, i castori,
hanno fra loro tanta società quanto basta ai loro bisogni o comodi, e non per
questo hanno Religione, o legge di sorta alcuna. Anche gli animali hanno un uso
sufficientissimo di ragione, hanno il principio τοῦ λογισμοῦ, {il principio di conoscenza} innato in tutti gli esseri
viventi, non già nel solo uomo; e non per questo se ne servono come l'uomo, nè
sono infelici. E non è provato che la società, quale ora è, sia lo stato
naturale dell'
371 uomo, come per lo contrario è provato
che l'uomo senza società, non ha per natura o istinto, nessuna idea di
Religione, e non ne ha verun bisogno, tutti i suoi doveri non riguardando che se
stesso, ed avendo il loro immobile fondamento nell'istinto che lo porta ad
amarsi e conservarsi. (2. Dec. 1820.).