2. Dec. 1820.
[371,1] Sostengono come indubitato che l'uomo è perfettibile.
Vale a dire ch'egli può perfezionare se stesso, perfezionar l'opera della
natura. Considerate il sistema materiale del mondo, tanto nelle minime che nelle
massime cose, tanto nell'organizzazione di un animale appena visibile, quanto
nell'ordine degli astri, e voi troverete da per tutto un artifizio, una
sapienza, una maestria tale, che non solamente non si può perfezionar nulla di
quanto la natura ha fatto, non solamente non vi si può nè aggiungere nè levarne
cosa alcuna, nè alterare in nessun modo senza guastare, ma quando anche noi
avessimo quella stessa potenza di fare che ha avuto la natura, non c'è uomo
d'ingegno così sottile e profondo e sublime, che fosse capace non dico di
condurre a termine, ma di concepir solamente un piano così magistrale, così
minuto, così strettamente legato insieme e corrispondente, così perfetto in ogni
menomissima parte, come quello che vediamo eseguito dalla natura. Io dunque dico
all'uomo
372 il quale asserisce d'essere perfettibile, e
di potersi, anzi doversi perfezionare da se: perfeziona il tuo corpo, la tua
notomia, la tua costruzione organica, o almeno qualche parte di lei: se non puoi
questo, almeno immagina un disegno più perfetto, più completo, più giusto, più
conveniente, più esatto, più squisito di quello della natura, relativamente alla
organizzazione ec. del tuo corpo. L'uomo si mette a ridere, e confessa che non
solo non c'è cosa più perfetta, ma ch'egli con lunghissimo studio, {dal principio del mondo in poi,} ancora non è arrivato a
comprenderne interamente tutta la perfezione, e ogni giorno rivela qualche altra
cosa da ammirare, ed accresce la sua maraviglia. Or come dunque non potendo
perfezionare il tuo corpo, anzi non potendo neppur comprendere tutta la misura
della sua perfezione naturale, presumi di perfezionare una parte tanto più
nobile, astrusa, e difficile, qual'è lo spirito? Come dunque la natura tanto
perfetta maestra, tanto accurata {e puntuale} e finita
{e intera} in tutto il resto, e nominatamente nel
tuo corpo, è stata così stupida {e manchevole e
difettosa} nella parte più rilevante di te, in quella parte da cui
dipendeva l'uso di quel tuo corpo così perfetto, e che anche doveva molto
influire sugli altri ordini di enti? Come ti ha lasciato da far tanto in quella
parte che più le doveva premere, non avendoti lasciato nulla da fare in quella
che importava meno, e ch'era subordinata alla prima? Come soprattutto presumi di
perfezionare, non solo il tuo spirito,
373 ma anche
l'ordine vastissimo delle altre cose {terrestri,} in
quanto ha stretta relazione e connessione e dipendenza cogli andamenti e lo
stato della tua specie? (2. Dec. 1820.)