16. Sett. 1823.
[3441,1] Altrove ho rassomigliato il piacere che reca la
lettura di Anacreonte (ed è nel
principio di questi pensieri {#1. a pag. 30-1.}) a quello
d'un'aura odorifera ec. Aggiungo che siccome questa sensazione lascia gran
desiderio e scontentezza, e si vorrebbe richiamarla e non si può; così la
lettura di Anacreonte; la quale lascia
desiderosissimi, ma rinnovando la lettura, come per perfezionare il piacere
(ch'egli par veramente bisognoso d'esser perfezionato, {anche} più che ispirar desiderio d'esser continuato), niun piacere si
prova, anzi non si vede
3442 nè che cosa {l'}abbia prodotto da principio, nè che ragion ve ne
possa essere, nè in che cosa esso sia consistito; e più si cerca, più s'esamina,
più s'approfonda, men si trova e si scopre, anzi si perde di vista non pur la
causa, ma la qualità stessa del piacer provato, chè volendo rimembrarlo, la
memoria si confonde; e in somma pensando e cercando, sempre più si diviene
incapaci di provar piacere alcuno di quelle odi, e risentirne quell'effetto che
se n'è sentito; ed esse sempre più divengono quasi stoppa e s'inaridiscono e
istecchiscono fra le mani che le tastano e palpano per ispecularle. Di qui si
raccolga quanto sia possibile il tradurre in qualsiasi lingua Anacreonte (e così l'imitarlo appostatamente, e non a
caso nè per natura, senza cercarlo), quando il traduttore non potrebbe neanche
rileggerlo per ben conoscer la {qualità dell'}effetto
ch'egli avesse a produrre colla sua traduzione; e più che lo rileggesse e
considerasse, meno intenderebbe detta qualità, e più la perderebbe di vista;
perocchè lo studio di Anacreonte è non
pure inutile per imitarlo o per meglio
3443 gustarlo o
per ben comprendere e per definire la proprietà dell'effetto e de' sentimenti
ch'esso produce, ma è piuttosto dannoso che utile; nè la detta proprietà si può
definire altrimenti che chiamandola indefinibile, ed esprimendola nel modo ch'ho
fatto io con quella similitudine ec. Nè certo alla prima lettura si può essere
il traduttore, o l'imitatore, o verun altro, ben avveduto e chiarito e informato
del proprio ed intero carattere di Anacreonte; dico chiarito, e compresolo in modo ch'ei possa
esattamente e data opera esprimerlo, nè
pur significarlo distintamente a se stesso, nè concepirne e formarne idea chiara
e precisa; chè queste qualità {della idea} sono
contraddittorie e incompatibili colla natura di detto effetto e carattere.
(16. Sett. 1823.).