15. Giugno 1821.
[1167,1]
Alla p. 1154
principio. E lo stesso dico de' verbi d'altre forme. Come l'antico
participio di noscere si deduce dal verbo noscitare formato da noscitus, come notare da notus. {+Così di pascere
dal verbo pascitare formato da pascitus in luogo di pastus.} E non solo di altre forme, anche d'altre
congiugazioni. Come doctus che sia contrazione di docitus facilmente rilevasi da nocitus e nociturus di nocere, verbo che non differisce materialmente da docere se non che d'una lettera: da placitus
di placere, verbo regolarissimo della stessa
congiugazione seconda, e da molti altri simili participii. {+Se doctus fosse il vero participio lo sarebbe
plactus dirittamente in vece di placitus. Da coerceo
non coarctus o coerctus, ma coercitus, sebben poi
contratto in coarctare ec.} Il
supino paritum e il participio paritus di parere cioè partorire, in luogo de' quali sono più usitati partum e partus, deducesi però
necessariamente da pariturus. E parturus, ch'io sappia, non si dice mai. {{V. p. 2009. e p. 2200. capoverso 2.}}
[1167,2] Io stimo probabile che il verbo sollicitare intorno all'origine del quale vanno a tastoni gli
etimologisti che lo derivano da citare, venga
piuttosto
1168 da quel medesimo verbo da cui vedemmo
pp. 1109-11 formato
adlicere
{(cioè dal verbo lacere)} che
ora fa nel participio adlectus, onde adlectare, e anticamente faceva, secondo me, adlicitus. E così penso che sollicitare sia lo stesso che sublicitare
dal participio sublicitus di un antico sublicere (altro composto di lacere) dal qual participio contratto in sublectus abbiamo {effettivamente in Plauto} il
verbo sublectare. Di maniera che il significato
appunto di adlicere, invitare, che i Vocabolaristi danno a sollicitare come traslato e secondario, dovrebbe considerarsi come
primo e proprio. Questa però non intendo di darla se non come congettura.
(15. Giugno 1821.).