17. Giugno 1821.
[1176,1] Ho detto altrove p. 714 che il
troppo, spesse volte è padre del nulla. Osserviamolo ora nel genio e nelle
facoltà della mente. Certi ingegni straordinarissimi che la natura alcune volte
ha prodotti quasi per miracolo, sono stati o del tutto o quasi inutili, appunto
a cagione della soverchia forza o del loro intelletto o della loro
immaginazione, che finiva nel non potersi risolvere in nulla, nè dare alcun
frutto determinato.
[1176,2] 1. Questi tali geni sommi hanno consumato
rapidamente il loro corpo e le stesse loro facoltà mentali, lo stesso genio.
{+La soverchia delicatezza de' loro
organi li rende e più facili a consumarsi, e più facili a guastarsi,
rimanendo inferiori di facoltà agli organi i meno delicati, e i più
imperfetti.} Testimonio Pascal, morto di 39
1177 anni,
ed era già soggetto a una specie di pazzia. Testimonio Ermogene che forse fu uomo insigne e straordinario,
sebbene il suo secolo non gli permettesse di parer tale anche a noi, durante
quel poco di tempo che gli durò l'uso delle sue facoltà mentali. Testimonio quel
Genetlio di cui parla Esichio Milesio e Suida,
il quale non era che un portento di memoria; ma quello ch'io dico
dell'intelletto o della fantasia, dico pure della memoria, e si sono spesso
veduti uomini che erano portenti di memoria da giovani, divenir maraviglie di
dimenticanza da vecchi, o ancor prima. V.
il Cancellieri
Degli uomini di gran memoria ec. S'io volessi qui
noverare gli uomini insigni che hanno sofferto dal lato del loro fisico, non per
altro che a cagione del loro troppo ingegno; e le morti immature che paiono
essere inevitabili agli uomini di genio straordinariamente prematuro, e
prematuramente sviluppato e coltivato, non finirei mai. V. in proposito del Chatterton famoso poeta morto di 19
anni, lo Spettatore di
Milano, Quaderno 68. p. 276. Parte
straniera.
[1177,1] 2. Questi geni straordinari, penetrano in certi
1178 misteri, in certe parti della natura così riposte;
scuoprono e vedono tante cose, che la stessa copia e profondità delle loro
concezioni, {ne} impedisce la chiarezza tanto riguardo
a essi stessi, quanto al comunicarle altrui; ne impedisce l'ordine, insomma
vince le loro stesse facoltà, e non è capace, a cagione dell'eccesso, di essere
determinata, circoscritta, e ridotta a frutto. La forza della loro mente
soverchia la capacità della stessa mente, perchè insomma la natura, e la copia
delle verità esistenti è molto maggiore della capacità e delle facoltà
dell'uomo. E il troppo vedere, il troppo concepire, rende questi tali ingegni,
sterili e infruttuosi; e se scrivono, i loro scritti o sono di poco conto, ed
anche aridi espressamente e poveri (come quelli di Ermogene); o certo minori assai del loro ingegno.
Come quegli animali inetti alla generazione per l'eccesso della forza generativa
(i muli). E la stupidità {della vita} è ordinariamente
il carattere di tali persone, o mentre ancora son giovani, o da vecchi, come
narrano che fosse detto a Pico
Mirandolano. Quello che dico dell'intelletto e della filosofia, dico
pure della immaginazione e delle arti che ne derivano. Esempio del Tasso, della sua pazzia, dell'essere i
suoi
1179 componimenti, quantunque bellissimi, certo
inferiori alla sua facoltà, ed a quegli stessi degli altri tre sommi italiani, a
niuno de' quali egli fu realmente minore. E lo stesso dico eziandio di qualunque
altra facoltà e disciplina particolare. (17. Giugno 1821.).