29. Luglio 1820.
[191,2] Il primo autore delle città vale a dire della società,
secondo la Scrittura, fu il primo riprovato, cioè Caino, e questo dopo la colpa la
disperazione e la riprovazione. Ed è bello il credere che la corruttrice della
natura umana e la sorgente della massima parte de' nostri vizi e scelleraggini
sia stata in certo modo effetto e figlia e consolazione della colpa. E come il
primo riprovato fu il primo fondatore della società, così il primo che
definitamente la combattè e maledisse, fu il redentore della colpa, cioè Gesù Cristo secondo
quello che ho detto p. 112.
[191,3] Con quello che dice Montesquieu,
Essai sur le Gout. Des diverses causes qui peuvent
produire un sentiment. De la sensibilité. De la délicatesse p.
389-393. spiegate la cagione per cui c'interessino tanto le Storie romana
e greca, i fatti cantati da Omero e da
Virgilio ec. le tragedie ec.
composte
192 sopra quegli argomenti ec. ec. E come
quell'interesse non ci possa esser suscitato da nessun'altra storia, o poema
sopra altri fatti ancorchè benissimo cantati, come dall'Ossian, o tragedia d'altri argomenti, quando anche
appartengano alla nostra storia patria più immediata, come agli avvenimenti de'
bassi tempi ec. e molto meno dalle poesie orientali, e da cento altre belle cose
volute e messe in voga dai nostri romantici, che di vera psicologia non
s'intendono un fico. Tutto proviene dalla moltiplicità delle cause che producono
in noi un sentimento, e sono, rispetto alle dette cose, ricordanze della
fanciullezza, abitudine presa, fama universale di quelle nazioni e di quei
poeti, affezionamento ancorchè involontario, continuo uso di sentirne parlare,
rispetto venerazione ammirazione amore per quelli che ne hanno parlato, tutte
ragioni la mancanza delle quali rende difficilissimo, e forse impossibile il
fare ugualmente interessante un soggetto nuovo, massime in poesia, dove tutto il
diletto proviene dall'interesse, e non può stare colla sola curiosità, o
desiderio d'istruirsi ec. come nelle storie e simili. E v. il mio discorso sui romantici.
Souvent notre ame se compose elle-même des raisons de plaisir, et
elle y réussit surtout par les liaisons qu'elle met aux
choses.
*
Questo e tutto l'altro che dice Montesquieu è notabilissimo, e
applicabile a diversissimi casi e condizioni nelle quali ci riesce piacevole
quello che ad altri non riesce, e a noi
193 stessi non
riusciva in altre circostanze. P. e. fu un tempo non breve in cui la poesia
classica non mi dava nessun piacere, e io non ci trovava nessuna bellezza. Fu un
tempo in cui io non trovava altro studio piacevole che la pura {e secca} filologia, che ad altri par noiosissima. Fu un
tempo in cui le scienze mi parevano studi intollerabili. E quanti nelle loro
professioni trovano piaceri, che agli altri parranno maravigliosi, non potendo
comprendere che diletto si trovi in quelle occupazioni! E nominatamente in
quello che appartiene alle lettere e belle arti, chi non sa e non vede
tuttogiorno che il letterato e l'artista trova piaceri incredibili {e sempre nuovi} nella lettura o nella contemplazione di
questa o di quell'opera, che letta o contemplata dai volgari, non sanno
comprendere che diascolo di gusto ci si trovi? E piuttosto lo troveranno in
cento altre operacce di pessima lega. Con questo spiegate ancora la diversità
de' gusti ne' diversi tempi, classi, nazioni, climi ec. (29. Luglio
1820.).