24. Luglio 1820.
[183,4] Se nella giornata tu hai veduto o fatto qualche cosa
non ordinaria per te, la sera nell'addormentarti o per qualunque altra cagione,
e in qualunque stato, chiudendo gli occhi, ti vedi subito innanzi, non dico al
pensiero, ma alla vista, le immagini sensibili di quello che hai veduto. E ciò
quando anche tu pensi a tutt'altro, e neanche ti ricordi più di quello che avevi
veduto forse molte ore addietro, nel quale intervallo ti sarai dato a tutte
altre occupazioni. In maniera
184 che questa vista,
quantunque appartenga intieramente alle facoltà dell'anima, e in nessun modo ai
sensi, tuttavia non dipende affatto dalla volontà, e se pure appartiene alla
memoria, le appartiene, possiamo dire esternamente, perchè tu in quel punto
neanche ti ricordavi delle cose vedute, ed è piuttosto quella vista che te le
richiama alla memoria, di quello che la stessa memoria te le richiami al
pensiero. Effettivamente molte volte neanche pensandoci apposta, ci ricorderemmo
di alcune cose, che all'improvviso ci vengono in immagine viva e vera dinanzi
agli occhi. E notate che ciò accade senza nessun motivo e nessuna occasione
presente, che tocchi nella memoria quel tasto, {perchè del
rimanente} molte volte accade che una leggerissima circostanza, quasi
movendo una molla della nostra memoria, ci richiami idee e ricordanze anche
lontanissime, senza nessuno intervento della volontà, e senza che i nostri
pensieri d'allora ci abbiano alcuna parte.
[184,1] Più volte m'è accaduto di addormentarmi con alcuni
versi o parole in bocca, ch'io avrò ripetute spesso dentro la giornata, o dentro
qualche ora prima del sonno, o vero coll'aria di qualche cantilena in mente;
dormire pensando o sognando tutt'altro, e risvegliarmi ripetendo fra me gli
stessi versi o parole, o colla stess'aria nella fantasia. Pare che l'anima
nell'addormentarsi deponga i suoi pensieri {e immagini
d'allora,} come deponiamo i vestimenti, in un luogo alla mano e
vicinissimo, affine di ripigliarli, subito svegliata. E questo {pure} senza operazione della volontà. Parimente s'io
dentro la giornata aveva letto {per un certo tempo del}
greco o latino o francese o italiano elegante ec. quando la mia memoria era più
pronta, (perchè ora
185 che nello svegliarmi la trovo
ottusissima, non mi accade così facilmente) mi risvegliava con varie frasi di
quelle lingue in mente, e quasi parlando quelle lingue fra me, non ostante che
nel sonno, nessuna idea me le avesse richiamate. Questo pure involontariamente.
E così si può dire di cento altre idee d'ogni sorta, che al risvegliarti si
presentano spontaneamente affatto. (24. Luglio 1820.).