19. Sett. 1821.
[1741,2] Le circostanze mi avevan dato allo studio delle
lingue, e della filologia antica. Ciò formava tutto il mio gusto: io disprezzava
quindi la poesia. Certo non mancava d'immaginazione, ma non credetti d'esser
poeta, se non dopo letti parecchi poeti greci. {+(Il mio passaggio però dall'erudizione al bello non fu
subitaneo, ma gradato, cioè cominciando a notar negli antichi e negli studi
miei qualche cosa più di prima ec. Così il passaggio dalla poesia alla
prosa, dalle lettere alla filosofia. Sempre assuefazione.)} Io non
mancava nè d'entusiasmo, nè di fecondità, nè di forza d'animo, nè di passione;
ma non credetti d'essere eloquente, se non dopo letto Cicerone.
1742 Dedito tutto e
con sommo gusto alla bella letteratura, io disprezzava ed odiava la filosofia. I
pensieri di cui il nostro tempo è
così vago, mi annoiavano. Secondo i soliti pregiudizi, io credeva di esser nato
per le lettere, l'immaginazione, il sentimento, e che mi fosse al tutto
impossibile l'applicarmi alla facoltà tutta contraria a queste, cioè alla
ragione, alla filosofia, alla matematica delle astrazioni, e il riuscirvi. Io
non mancava della capacità di riflettere, di attendere, di paragonare, di
ragionare, di combinare, della profondità ec. ma non credetti di esser filosofo
se non dopo lette alcune opere di Mad. di
Staël.
[1742,1] Grandissime e importantissime osservazioni si
possono fare intorno alle facoltà le più energiche, attive, e feconde che paiono
affatto innate, e in effetto non son prodotte (gli altri dicono sviluppate) se non dalle letture, e dagli studi, e dalle circostanze
diverse, anche contro l'espettazione, e la stessa decisa inclinazione che l'uomo
{{aveva contratta, e}} supponeva innata in se
stesso.
[1743,1]
1743 Certo è che siccome il maggiore o minor talento,
non è che maggiore o minore assuefabilità e adattabilità di organi, così il gran
talento, in qualunque genere splenda, è suscettivo di splendere in tutti i
generi. Se non lo fa, ciò deriva dalle pure circostanze, che determinano la sua
applicazione, e il suo gusto. E siccome tutti gli uomini sommi in qualsivoglia
genere di coltura spirituale, furono e sono dotati di gran talento, cioè gran capacità mentale, però è certo che {p.
e.} il gran poeta, può essere anche gran matematico, e viceversa.
{V. p. 1753.} Se non lo è, se il suo spirito
si determinò ad un solo genere (che non sempre accade), ciò è puro effetto delle
circostanze.
[1743,2] È però vero, quanto al poeta, che certe qualità o
disposizioni necessarie per la poesia, possono in qualche modo considerarsi come
proprie di lei, e non del tutto adattate alle altre facoltà. Ma pure io sostengo
che il poeta non ha dette qualità (sia pure in sommo grado)
senon[se non] in virtù delle circostanze,
e in circostanze diverse, avrebbe qualità diverse e contrarie; giacchè
1744 quello che si tiene per isviluppo, io lo tengo per produzione. (19. Sett. 1821.).