1. Luglio 1821.
[1254,1]
1254 La facilità di contrarre abitudine, qualità ed
effetto essenziale de' grandi ingegni, porta seco per naturale conseguenza ed
effetto la facilità di disfare le abitudini già contratte, mediante nuove
abitudini opposte che facilmente si contraggono; e quindi la potenza sì della
durevolezza, come della brevità delle abitudini.
[1254,2] Osservate quegli abiti o discipline che hanno
bisogno di un esercizio materiale, p. e. di mano, per essere imparate. Chi vi ha
gli organi meglio disposti, o generalmente più facili ad assuefarsi, riesce ad
acquistare quell'abilità in più breve tempo degli altri. Ecco tutto l'ingegno.
Organi facili ad assuefarsi, cioè pieghevoli, e adattabili ec. o generalmente e
per ogni verso, e questa è la universalità di un ingegno; o solamente {ovvero principalmente} in un certo modo, e questa è la
disposizione dell'ingegno a una tal cosa, o la sua capacità di riuscire
principalmente in quella.
[1254,3] Ma siccome altri sono gli organi interiori, altri
gli esteriori, così un uomo di grande ingegno, sarà bene spesso inettissimo ad
acquistare abilità meccaniche, cioè assuefazioni materiali; e viceversa.
[1254,4] Io nel povero ingegno mio, non ho riconosciuto altra
differenza dagl'ingegni volgari, che una facilità
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di assuefarlo a quello ch'io volessi, e quando io volessi, e di fargli contrarre
abitudine forte e radicata, in poco tempo. Leggendo una poesia, divenir
facilmente poeta; un logico, logico; un pensatore, acquistar subito l'abito di
pensare nella giornata; uno stile, saperlo subito o ben presto imitare ec.;
{+una maniera di tratto che mi
paresse conveniente, contrarne l'abitudine in poco d'ora ec. ec. {+v. p. 1312.} Il volgo che spesso
indovina, e nelle sue metafore esprime, senza saperlo, delle grandi verità,
e dei sensi piuttosto propri che metaforici, sebben tali nell'intenzione,
chiama fra noi, (e s'usa dire familiarmente anche fra i colti, ed anche
scrivendo) testa o cervello duro (cioè {organi} non
pieghevoli, e quindi non facili ad assuefarsi) chi non è facile ad imparare.
L'imparare non è altro che assuefarsi.}
[1255,1] Io credo che la memoria non sia altro che
un'abitudine contratta o da contrarsi da organi ec. Il bambino che non può aver
contratto abitudine, non ha memoria, come non ha quasi intelletto, nè ragione
ec. E notate. Non solo non ha memoria, perchè poche volte ha potuto ricevere
questa o quella impressione, ed assuefarsi a richiamarla colla mente. Ma manca
formalmente della facoltà della memoria, giacchè nessuno si ricorda delle cose
dell'infanzia, quantunque le impressioni d'allora sieno più vive che mai, e
quantunque nell'infanzia possa essere ritornata al bambino quella tale
impressione, più volte ancora di quello che bisogna all'uomo fatto perchè
un'impressione o concezione qualunque gli resti nella memoria. Questa idea,
merita di essere largamente sviluppata e distinta. (1. Luglio
1821.).