6. Agos. 1821.
[1458,1] Che in natura occorrano molti accidenti contrari al
di lei sistema, senza guastarlo ec. è vero. Ma l'amor proprio non è accidente,
anzi primissimo ed essenziale principio e perno di tutta quanta la macchina
naturale. Ora è certissimo che l'amor proprio impedisce all'uomo sì nello stato
naturale, sì molto più in qualunque altro, di poter mai essere perfettamente
buono, cioè di pensieri e di opere perfettamente {e
perpetuamente} consentaneo alla legge che chiamano naturale. E
l'impedisce non in cose leggere, ma principalissime, non di rado, ma tutto
giorno. Non dico niente delle passioni naturalissime ec. ec. ec. Come dunque la
natura ha fatto l'uomo ripugnante a se stessa, cioè a se stesso? E che cos'è
questa legge naturale, che gli altri animali (perfetti sudditi della natura) non
seguono, nè ponno seguire, impediti dallo stesso amor proprio, nè conoscono
1459 in verun modo? Non hanno ragione. Hanno però
istinto, secondo voi altri, e la legge naturale, secondo voi altri, e la forza
stessa del termine, è istinto innato ec. indipendente dalla riflessione, e
quindi dalla ragione. {+Dunque la legge
naturale sarebbe tanto più conveniente agli animali che non hanno ragione da
supplirvi; siccome sarebbe quasi una qualità animalesca nell'uomo libero e
ragionevole.} Secondo me hanno anche il principio di raziocinio, hanno
libertà intera, e se la legge naturale è utile anzi necessaria all'uomo, perchè
non dunque agli animali, o liberi, o no che sieno? Ora essi, che pur non sono
corrotti, e non hanno spento, come voi dite di noi, l'impulso, la voce interna
ec. agiscono quotidianamente, e in ogni loro bisogno, in senso contrario a detta
legge. (6. Agos. 1821.)