13-14. Agosto. 1821.
[1494,1] Qual lingua è più varia della latina? (se non forse
la greca). E quale è più propria? neppur forse la greca. E dalla proprietà
deriva naturalmente la varietà, come ho detto p. 1479. Ella era {strettamente} propria per legge, e non avrebbe scritto latino ma
barbaro, chi non avesse scritto con proprietà: laddove la greca potendo essere
altrettanto e più propria, era più libera, ed ho già osservato altrove p.
244 come ciascuno scrittor greco, abbia un vocabolarietto particolare,
cioè faccia uso continuo delle stesse voci, e si restringa ad una sola parte
della sua lingua, con che la proprietà non può esser perfetta. Ai latini
bisognava una perfetta cognizione ed uso della loro lingua, non solo in grosso
ma in particolare, e quindi il vocabolario che si può formare a ciascun {buono} scrittore latino è
1495
generalmente molto più ampio che a qualunque greco classico. E pur la lingua
greca era più ricca della latina. Ma la lingua di ciascun latino era più ricca
che di ciascuno scrittor greco. Eccetto gli scrittori greci più bassi, come Luciano, Longino ec. i quali sono ricchissimi, e tanto più
quanto il loro stile è meno antico, perchè i contemporanei, come Arriano, Dionigi Alicarnasseo, sono più antichi di stile, e
meno ricchi di lingua. La stessa {immensa} ricchezza
della lingua greca impoveriva gli scrittori, finch'ella non fu studiata con
un'arte perfetta ch'è sempre propria de' tempi imperfetti e scaduti.
[1495,1] Ora tornando al proposito, qual lingua, malgrado
tutte le dette qualità, era più scarsa di {vera}
sinonimia che la latina, non pur nelle voci, ma, se così posso dire, nelle
locuzioni? E pur ella era così varia ec. Anzi la mancanza appunto di sinonimia
produceva quella ricchezza individuale di ciascheduno scrittore, ch'era
obbligato a mutare espressione ad ogni piccola varietà del discorso. La
sinonimia è maggiore assai negli antichi e ottimi greci,
1496 cioè finchè la lingua greca non fu pienamente posseduta per arte
e studio. Quando lo fu, la sinonimia fu minore assai, e la varietà e la
proprietà molto maggiore. E Luciano è
assai più proprio d'Isocrate tanto
studioso della sua lingua. Così che la squisita proprietà è realmente aliena
dall'ottima lingua greca, e muta il di lei carattere negli scrittori più
recenti, e gli accosta al carattere del latino. I latini venuti a tempi
signoreggiati dall'arte, possederono sempre pienamente e interamente la loro
lingua.
[1496,1] Consideriamo però le lingue antiche, consideriamo i
primi scrittori di ciascuna lingua moderna, e vedremo che la sinonimia è
assolutamente scarsissima rispetto alle lingue e alle scritture moderne. Dal che
si conferma ch'ella non è primitiva, ma prodotta e continuamente accresciuta dal
tempo, con danno grande della proprietà, della forza ec. e della vera ricchezza.
Danno irreparabile per se stesso, e al quale poco sufficiente ostacolo può porre
la determinazione
1497 del valor preciso delle parole,
i vocabolari, i dizionari de' sinonimi ec. Danno pertanto che obbliga
assolutamente alla novità delle parole, solo mezzo di riparare all'impoverimento
che il tempo arreca alle lingue per questo verso, e che è tanto inimpedibile
quanto quello che arreca loro colla soppressione delle parole; e maggiore,
secondo me, non poco.
[1497,1] Dovunque prevale la sinonimia quivi la proprietà
soffre assai. Gli scrittori italiani possono rassomigliarsi ai greci nel
riguardo che ho detto, sì come ho notato altre volte pp. 244-45
p. 321. Nè solo gli scrittori ma la lingua eziandio. La latina può
rassomigliarsi per questo lato, come ho pur detto altrove p. 322
p.
1098, alla francese. Quella fra le antiche, questa fra le moderne,
sono forse le più scarse di vera sinonimia. Quindi anche allo scrittor francese
è necessario il posseder bene e interamente la sua lingua, cosa non necessaria
agl'italiani, non dico per iscriver bene, ma per poter pur scrivere in
italiano.
[1497,2] Sebbene però e la lingua francese e la latina
scarseggiano di vera sinonimia, e sono
1498 similissime
in questo che ambedue dipendono sommamente dall'arte, e da un'esatta
determinazione ec. nondimeno le differenze fra loro, anche sotto l'aspetto che
noi consideriamo, sono grandissime. La lingua francese scarseggia di sinonimia,
non tanto per esattezza, nè per una perfetta conservazione del valor primitivo
delle parole (come la latina) quanto per povertà. Una lingua povera sarà sempre
esatta, purchè la povertà non giunga all'altro estremo, nel quale si trova p. e.
la lingua ebraica. La differenza de' tempi e delle cagioni produce la differenza
degli effetti. L'arte antica rese propria e sostanzialmente ricca la lingua latina fra tutte le altre. L'arte
moderna e matematica, volendo rendere esatta la lingua francese, l'ha resa
poverissima. Quindi dalla sua esattezza, e dalla scarsezza de' suoi sinonimi,
non nasce nè proprietà, nè forza, nè varietà, nè ricchezza. L'esattezza dello
scriver latino, li portava a variar espressione secondo le minime varietà del
discorso. Non così ponno fare i francesi. La parola {o
la}
{frase che} adoprano è certamente quella che offre la
loro
1499 lingua, quella che conviene, e che non
potrebbe scambiarsi con un'altra. Ma ella torna bene spesso, perch'ella conviene
a molte cose, ella perciò non produce nè proprietà nè forza, poichè bene spesso
non conviene a quella tal cosa, se non perchè la lingua è povera e non {ha} altro modo da esprimerla, nè da differenziarla da
altre cose, o parti, o accidenti ec. ec. ec. {+Dico ciò generalmente parlando, ed eccettuando quelle
materie nelle quali la lingua francese abbonda di parole precise. Ma la
precisione (in cui la lingua franc. regna) come non abbia a far colla
proprietà, e come da lei non derivi nè bellezza nè varietà nè forza (la
quale è {sempre} relativa all'immaginazione mentre
la precisione parla alla ragione), l'ho detto altrove pp.
110-111
p. 323
pp.
951-52
p. 1226. Ora io qui non parlo che della
proprietà, e considero le lingue {e la ricchezza
loro,} piuttosto intorno al bello, che all'esatto ec.}
[1499,1] Del resto gli scrittori antichissimi e primitivi,
non meno italiani e greci, che latini e francesi, sono sempre sommamente propri,
e scarseggiano di sinonimia. Ciò accade, perch'essi, ancorchè senza studio, pur
possedevano assai bene e pienamente la lingua, ancorchè vastissima, ch'essi
stessi creavano o formavano, tanto in ordine al generale e all'indole, tanto in
ordine ai particolari, e alle parole e modi, e alla determinazione dei loro
significati ec. e v. la pag.
1482.-84. la quale, stante questa riflessione, non contraddice alla
pag. 1494.-96.
(13-14. Agosto. 1821.).