2. Feb. dì della Purificazione di Maria SS. 1822.
[2381,1]
2381 Giovanette di 15. o poco più anni che non hanno
ancora incominciato a vivere, nè sanno che sia vita, si chiudono in un
monastero, professano un metodo, una regola di esistenza, il cui unico scopo
diretto e immediato si è d'impedire la vita. E questo è ciò che si procaccia con
tutti i mezzi. Clausura strettissima, fenestre disposte in modo che non se ne
possa vedere persona, a costo della perdita dell'aria e della luce, che sono le
sostanze più vitali all'uomo, e che servono anche, e sono necessarie alla
comodità giornaliera delle sue azioni, e di cui gode liberamente tutta la
natura, tutti gli animali, le piante, e i sassi. Macerazioni, perdite di sonno,
digiuni, silenzio: tutte cose che unite insieme nocciono alla salute, cioè al
ben essere, cioè alla perfezione dell'esistenza, cioè sono contrarie alla vita.
Oltrechè escludendo assolutamente l'attività, escludono la vita, poichè il moto
e l'attività è ciò che distingue il vivo dal morto: e la vita consiste
nell'azione; laddove lo scopo diretto della vita monastica anacoretica ec. è
l'inazione, e il guardarsi dal fare, l'impedirsi di fare. Così che la monaca o
il monaco
2382 quando fanno professione, dicono
espressamente questo: io non ho ancora vissuto, l'infelicità non mi ha
stancato nè scoraggito della vita; la natura mi chiama a vivere, come fa a
tutti gli esseri creati o possibili: nè solo la natura mia, ma la natura
generale delle cose, l'assoluta idea e forma dell'esistenza. Io però
conoscendo che il vivere pone in grandi pericoli di peccare, ed è per
conseguenza pericolosissimo per se
stesso, e quindi per se stesso
cattivo (la conseguenza è in regola assolutamente), son risoluto di
non vivere, di fare che ciò che la natura ha fatto, non sia fatto, cioè che
l'esistenza ch'ella mi ha dato, sia fatta inutile, e resa (per quanto è
possibile) nonesistenza. S'io non
vivessi, o non fossi nato, sarebbe meglio in quanto a questa vita presente,
perchè non sarei in pericolo di peccare, e quindi libero da questo male assoluto: s'io mi potessi
ammazzare sarebbe parimente meglio, e condurrebbe allo stesso fine; ma
poichè non ho potuto a meno di nascere, e la mia legge mi comanda di fuggir
la vita, e nel tempo stesso mi vieta di terminarla, ponendo la morte volontaria fra gli altri
peccati per cui la vita
2383 è pericolosa, resta che (fra tante
contraddizioni) io scelga il partito ch'è in poter mio, e l'unico degno del
savio, cioè schivare quanto io posso la vita, contraddire e render vana
quanto posso la nascita mia, insomma esistendo annullare quanto è possibile
l'esistenza, privandola di tutto ciò che la distingue dal suo contrario e la
caratterizza, e soprattutto dell'azione che per una parte è il primo scopo e
carattere ed uffizio ed uso dell'esistenza, per l'altra è ciò che v'ha in
lei di più pericoloso in ordine al peccare. E se con ciò nuocerò al mio ben essere, e mi abbrevierò
l'esistenza, non importa; perchè lo scopo di essa non dev'esser altro che
fuggir se medesima, come pericolosa; e l'essere non è mai tanto bene, quanto allorchè in qualunque maggior modo possibile è
lontano dal pericolo di peccare, cioè lontano dall'essere e dall'operare ch'è l'impiego dell'esistenza.
[2383,1] Questo è il discorso di tali persone. E questo
raziocinio, e la risoluzione che ne segue, e la vita che le tien dietro, sono
assolutamente e dirittamente nello spirito del Cristianesimo, e inerenti alla
2384 sua perfezione. Lo scopo di essa e
dell'essenza del Cristianesimo, si è il fare che l'esistenza non s'impieghi, non
serva ad altro che a premunirsi contro l'esistenza: e secondo essa il migliore,
anzi l'unico vero e perfetto impiego dell'esistenza si è l'annullarla quanto è
possibile all'ente; e non solo l'esistenza non dev'essere il primo scopo
dell'esistenza nell'uomo (come lo è in tutte le altre cose o create, o anche
possibili), ma anzi il detto scopo dev'essere la nonesistenza. Assolutamente
nell'idea caratteristica del Cristianesimo, l'esistenza ripugna e contraddice
per sua natura a se stessa. (2. Feb. dì della Purificazione di Maria SS.
1822.).