9. Sett. 1822.
[2622,1] Le nazioni civili dell'Asia, dopo la conquista
d'Alessandro erano veramente
δίγλωττοι cioè parlavano e scrivevano la lingua greca, non come propria, ma come
lingua colta, e nota universalmente,
2623 e letta da
per tutto (e così deve intendersi il luogo di Cic.
pro Archia), e come
noi o gli svedesi o i russi o gli olandesi scrivono il francese: noi (più di
rado) per cagione della sua universalità; quegli altri, come anche i polacchi, e
al tempo di Federico i prussiani, per
non aver lingua che sia {o fosse} ancora abbastanza
capace ec. Nè si dee credere che le lingue patrie di quelle nazioni, fossero
spente, neanche diradate dall'uso, e sostituita loro la greca nella
conversazione quotidiana, come accadde della latina, nelle nazioni latinizzate.
Restano anche oggi le lingue asiatiche antiche, o dialetti derivati da quelle, o
composti di quelle e d'altre forestiere, come dell'arabica ec. E v. ciò che s'è
detto altrove [pp. 1000-1001] di Giuseppe Ebreo, e Porfirio
Vit.
Plotini c. 17. nel Fabric.
B. G. t. 4. p. 119.-20. (e quivi la nota)
κατὰ μὲν πάτριον διάλεκτον
*
. Di questi δίγλωττοι che
scrivevano in lingua non loro, e pure scrivevano anche egregiamente, fu Luciano da Samosata, {+v. le sue opp., dove fa cenno
della sua lingua patria,} e tali altri di que' tempi; anzi tutti gli
Asiatici
2624 che scrissero in greco (eccetto quelli
delle Colonie, come Arriano, Dionigi Alicarnasseo ec.), alcuni Galli
non Marsigliesi nè d'altra colonia greco-gallica (come Favorino), alcuni Africani, massime Egiziani (perchè
nel resto dell'Affrica, {esclusa la
Cirenaica,} trionfò la lingua latina, ma come lingua de' letterati e
del governo ec. non come popolare, per quanto sembra), alcuni italiani (come
M. Aurelio) ec. ec. (9. Sett.
1822.). {+Questo appunto fu
quello che la lingua latina non ottenne mai, o quasi mai, cioè d'esser bene
intesa, parlata, letta, scritta da quelli che non la usavano quotidianamente
come propria, e così si deve intendere il
citato luogo di Cic.
latina suis
finibus, exiguis sane, continentur.
*
Pur non
erano tanto ristretti neppur allora, quanto all'uso quotidiano, essendo già
stabilito il latino in Affrica ec.}