19. Giugno 1823.
[2796,2]
Alla p. 2683.
marg. Da questa verissima osservazione del Castiglione, segue che tutte le immense fatiche che
un perfetto scrittore deve spendere per dare a' suoi scritti la finitezza, la
2797 grazia, la leggiadria, la nobiltà, la forza,
insomma la bellezza della lingua, non possono esser nè valutate, nè gustate,
neppur sentite dagli stranieri, che non sono assueti a scrivere in quella tal lingua, o non sono assueti a
scriverla bene, il che è tutt'uno, e quindi elle sono tutte gittate per gli
stranieri, e tutte inutili alla gloria dello scrittore riguardo agli esteri. Ma
quanta parte dello stile è quasi tutt'uno colla lingua! Anzi chi può veramente o
gustare o giudicare dello stile di un'opera, non potendo della lingua? E si può
ben dire che ogni lingua ha il suo stile, o i suoi stili, che non si possono non
che giudicare, appena ben concepire, se non si è in grado di giudicare e gustare
quella tal lingua perfettamente, anzi di bene scriverla, perchè neppure i
nazionali gustano quegli stili se non sono sperimentati nello scrivere la
propria lingua. Dunque neppure i pregi dello stile di un perfetto scrittore
possono esser valutati dagli stranieri, e tanto
2798
meno quanto egli è più perfetto, divenendone i pregi del suo stile come oggetti
finissimi che sfuggono interamente alle viste deboli e ottuse, laddove se essi
fossero stati più grossolani sarebbero potuti esser veduti. Ora quanta parte di
un'opera è lo stile! Togliete i pregi dello stile anche ad un'opera che voi
credete di stimare principalmente per i pensieri, e vedete quanta stima ne
potete {più} fare. Dunque gli stranieri non sono
assolutamente in grado nè di valutare nè di gustare nessuna opera di un perfetto
scrittore, nemmeno, se non imperfettissimamente, per la parte dei pensieri.
Dunque tutta la vera piena e ragionata stima che si può far d'un perfetto
scrittore si restringe dentro i termini della sua nazione. E tra' suoi nazionali
quanti sono che sappiano bene scrivere e quindi ben gustarlo e valutarlo? Che
cosa è dunque quella gloria per cui tanto ha sudato un perfetto scrittore, per
cui ha forse speso in una sola opera tutta la vita? E quanto piacere ed a quanti
proccura questa tale
2799 opera tanto lungamente e
studiosamente travagliata e sudata a solo fine ch'ella proccurasse sommo e pieno
e perfetto piacere? E in verità quanto alle opere di letteratura, tutte le
sopraddette cose, e la conseguenza che io ne traggo, sussistono a tutto rigore.
{#1. Veggasi
la p. 3673-5.}
(19. Giugno 1823.).