26. Luglio 1823. dì di S. Anna.
[3041,1]
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Alla p. 3014.
Io credo per certo che in qualunque modo, quelle inflessioni, voci, frasi ec.
che in Omero si credono proprie di tale
o tal altro dialetto, fossero al suo tempo per qualsivoglia cagione conosciute
ed intese da tutte le nazioni greche, o se non altro, da una tal nazione (come
forse la ionica), alla qual sola, in questo caso, egli avrà avuto in animo di
cantare e di scrivere, e avrà probabilmente cantato e scritto. Quanto agli altri
poeti, se le ragioni che ho addotte per ispiegare come, malgrado l'uso de'
dialetti, essi fossero universalmente intesi, non paressero bastanti, si osservi
che effettivamente in grecia, siccome altrove, i poeti
cessarono ben presto di cantare al popolo, (e così pur gli altri scrittori), e
il linguaggio poetico greco divenne certo inintelligibile al volgo, dal cui
idioma esso era anche più separato che non è la lingua poetica italiana dalla
volgare e familiare. Scrissero dunque i poeti per le persone colte, le quali
intendendo e studiando tuttodì e sapendo a memoria i versi d'Omero, e citandoli, parodiandoli, alludendovi a ogni
tratto
3042 nella colta conversazione e nella
scrittura, intendevano anche facilmente gli altri poeti, e il linguaggio poetico
greco, benchè composto delle proprietà di vari dialetti. Perocchè esso era tutto
Omerico, come ho detto, sia in ispecie sia in genere; cioè le inflessioni, le
frasi, le voci che lo componevano, o erano le identiche Omeriche (e tali erano
in fatti forse la più gran parte), o erano di quel tenore, di quella origine,
derivate o formate da quelle di Omero, o
tolte dai fonti e dai luoghi ond'egli le trasse, e ciò secondo i modi e le leggi
da lui seguite. Quei poeti che scrissero dopo Omero al popolo, e per il popolo composero, come i drammatici, poco o
nulla mescolarono i dialetti, e ne segue effettivamente che se talvolta il loro
stile è Omerico, come quello di Sofocle,
il loro linguaggio però non è tale. Esso è attico veramente, {+siccome fatto per gli Ateniesi,} se
non forse nei pezzi lirici, i quali anche per la natura del soggetto e del
genere, sarebbero stati poco alla portata degl'ignoranti. In effetto Frinico appresso Fozio (cod.
158.) conta fra' modelli, regole
3043 norme del puro e schietto sermone attico i tragici Eschilo, Sofocle, Euripide, e i Comici in quanto sono attici, perocchè questi talora
per ischerzo o per contraffazione mescolarono qualche cosa d'altri dialetti, e
ciò non appartiene al nostro proposito, ed alcuni tragici, forse, avendo
rispetto al gran concorso de' forestieri che d'ogni parte della
grecia accorrevano alla rappresentazione dei drammi
in Atene, non avranno avuto riguardo di usare alcuna cosa
d'altri dialetti. Ma generalmente si vede che il dialetto de' drammatici greci è
un solo. E del resto, siccome tra noi e ne' teatri di tutte le colte nazioni,
benchè la più parte dell'uditorio sia popolo, nondimeno i drammi che
s'espongono, non sono scritti nè in istile nè in lingua popolare, ma sempre
colta, e bene spesso anzi poetichissima e diversissima dalla corrente e
familiare ed eziandio dalla prosaica colta; così si deve stimare che accadesse
appresso a poco più o meno anche in grecia e in
Atene, dove i giudici de' drammi che concorrevano al
premio,
3044 non era finalmente il popolo, ma uno
scelto {e piccol} numero d'intelligenti, e dove le
persone colte fra quelle che componevano l'uditorio, erano per lo meno in tanto
numero come fra noi. {V. il Viaggio
d'Anacar. cap. 70.}
[3044,1] Altri poeti non drammatici si restrinsero pure a
tale o tal dialetto particolare, e per conseguenza scrissero a una sola nazione
o parte della grecia, {e questa si
proposero per uditorio} (com'è verisimilissimo che facesse anche Omero); nè questi furono pochi, anzi fra
gli antichi furono i più. E si può dir che la totale, confusa, indifferente,
copiosa mescolanza de' dialetti nel linguaggio poetico greco, e il seguir
ciecamente la lingua e l'uso di Omero
non sia proprio se non de' poeti greci più moderni e nella decadenza della
poesia, come Apollonio Rodio, Arato, Callimaco e tali altri de' tempi de' Tolomei, quando già la base della
letteratura greca era l'imitazione de' suoi antichi classici. Perocchè di Esiodo contemporaneo di Omero, o poco anteriore o posteriore, non
è maraviglia se il suo linguaggio si trova omerico: spieghisi l'uso di
3045 questo linguaggio in lui, colle ragioni e
considerazioni stesse con cui si spiega in Omero. In Anacreonte v'ha
pochissima mescolanza di dialetti. (V. Fabric.
B. G. in Anacr.) Certo il suo linguaggio è tutt'altro da quello di Omero. Esso è Ionico. Saffo scrisse in Eolico. Empedocle, benchè Siciliano e pittagorico, adoperò in
vece del dorico l'ionico. (V. Fabric. in Empedocle, Giordani sull'Empedocle di Scinà, fine dell'artic.
secondo). Forse che il dialetto ionico era allora il più comune della
grecia? Probabile, pel gran commercio di quella
nazione tutta marittima e mercantile. Forse quello che noi chiamiamo ionico
{non} era in quel tempo {che il
linguaggio} comune della grecia, siccome poi lo
fu con certe restrizioni l'attico, che nacque {pur}
dall'ionico? Probabile ancora; e in tal caso sarebbe risoluta {anche} la quistione intorno ad Omero, il quale da tutti e[è] riconosciuto per poeta principalmente ionico di linguaggio; e si
confermerebbe la mia opinione che il linguaggio da lui seguito, non fosse {allora} che l'idioma comune di tutta la
grecia, siccome l'italiano
3046 del Tasso è l'italiano
comune di tutta l'italia. O forse la
grecia era ancor troppo poco colta universalmente per
aver un linguaggio comune già regolato e perfetto, e in mancanza di questo
serviva l'ionico, come il più divulgato perchè proprio della nazione più
commerciante? O finalmente Empedocle
scelse l'ionico per imitare e seguire Omero? Molto probabile. In Pindaro e in altri lirici del suo o di simil genere, la mescolanza
de' dialetti non fa maraviglia. Essa è licenza piuttosto che istituto
(ἐπιτήδευμα); e questa licenza è naturale in quel genere licenziosissimo in ogni
altra cosa, come stile, immagini, concetti, transizioni, sentenze ec.
[3046,1] Questa mia sentenza che il creduto moltiplice
dialetto di Omero, non fosse che il
greco comune di allora, o non fosse che un dialetto solo al quale appartenessero
tutte quelle proprietà che ora a molti e diversi si attribuiscono, credo che sia
sentenza già sostenuta e
3047 anche generalmente
ricevuta oggidì appresso gli eruditi stranieri. (26. Luglio 1823. dì di S.
Anna.).