15. Sett. 1823.
[3435,1] L'immaginazione e le grandi illusioni onde gli
antichi erano governati, e l'amor della gloria che in lor bolliva, li facea
sempre mirare alla posterità ed all'eternità, e {cercare} in ogni loro opera la perpetuità {+e proccurar sempre l'immortalità loro e delle opere
loro.} Volendo onorare un defonto[defunto] innalzavano un monumento che contrastasse coi secoli, e che
ancor dura forse, dopo migliaia d'anni. Noi spendiamo sovente nelle stesse
occasioni quasi altrettanto in un apparato funebre, che dopo il dì dell'esequie
si disfa, e non ne resta vestigio. La portentosa solidità delle antiche
fabbriche d'ogni genere, fabbriche che ancor vivono, mentre le nostre, {anche pubbliche,} non saranno certo vedute da posteri
molto lontani; le piramidi, gli obelischi, gli archi di trionfo,
3436 la profondissima impronta delle antiche {medaglie e} monete, che passate per tante mani, dopo
tante vicende, tanti secoli ec. ancor si veggono belle e fresche, e si leggono,
dove i coni delle nostre monete di cent'anni fa son già scancellati; tutte
queste e tant'altre simili cose sono opere, effetti, e segni delle antiche
illusioni e dell'antica forza e dominio d'immaginazione. Se fabbricavano per
fasto i monumenti del loro fasto dovevano durare in eterno, e il loro orgoglio
non si appagava dell'ammirazione di un secolo, ma tutti in perpetuo dovevano
esser testimoni della sua potenza e {contribuire a}
pascere la sua vanità: se per diletto, per bellezza, ornamento ec. tutto questo
s'aveva da propagare nel futuro in perpetuo; se per utile tutte le generazioni
avvenire avevano a partecipare di quella utilità; se il principe, se il comune,
se i privati, se per comodo, {per onore, per vantaggio}
particolare o pubblico; se in memoria di successi ricordevoli o privati o
pubblici; se in ricompensa di virtù, di belle azioni, di beneficii pubblici o
privati; se in onor privato o pubblico, di vivi o di morti; se in testimonianza
d'amore ec. ec. qualunque fine si proponessero, qualunque
3437 effetto dovesse seguitare a quell'opera, esso aveva ad essere
eterno, s'aveva a stendere in tutto l'avvenire, non aveva {a} cessar mai. Le grandi illusioni onde gli antichi erano animati non
permettevano loro di contentarsi di un effetto piccolo e passeggero, di
proccurare un effetto che avesse a durar poco, instabile, breve; di soddisfarsi
d'una idea ristretta a poco più che a quello ch'essi vedevano. L'immaginazione
spinge sempre verso quello che non cade sotto i sensi. Quindi verso il futuro e
la posterità, perocchè il presente è limitato e non può contentarla; è misero ed
arido, ed ella si pasce di speranza, e vive promettendo sempre a se stessa. Ma
il futuro per una immaginazione gagliardissima non debbe aver limiti; altrimenti
non la soddisfa. Dunque ella guarda e tira verso l'eternità.
[3437,1]
{Fu} proprio carattere delle antiche opere manuali la
durevolezza e la solidità, delle moderne la caducità e brevità. Ed è ben
naturale in un'età egoista. Ell'è egoista perchè disingannata. Ora il
disinganno,
3438 come fa che l'uomo non pensi se non a
se, così fa che non pensi se non quasi al presente; di quello poi che sarà {dopo} di lui, non si curi punto nè poco. Oltre che
l'egoista è vile, sì per l'egoismo, sì per altre parti è{e} cagioni. E l'età moderna ch'è quella del despotismo tranquillo,
incruento e perfezionato, come può non essere abbiettissima? Ora un animo basso
non si sa levar alto, nè proporsi de' fini nobili, nè cape l'idea dell'eternità
in menti così anguste, nè l'uomo abbietto può riporre la sua felicità nel
conseguimento d'obbietti sublimi.
[3438,1] Ne' tempi intermedi fra l'antico e il moderno,
osservando i monumenti materiali che n'avanzano, si trovano evidenti segni e
dell'antiche illusioni e del sopravvegnente disinganno. Si vede anche
grandissima solidità in molte barbariche opere de' bassi tempi, {+(anche private, anzi per lo più
tali)} certo a paragone delle moderne. Chi può paragonare la solidità
di queste con quella degli edifizi pubblici o privati del 500, in italia
massimamente. In Roma, dove v'ha monumenti d'ogni età dalle egiziane alla presente, si
può in questi
3439 considerare la sommità, la
decadenza, il distruggimento dell'umana immaginazione e illusioni; anzi pur le
diverse {sommità e} decadenze ec. delle medesime; e le
diverse età dell'immaginazione ec. e la storia delle nazioni non solo, ma in
genere dello spirito umano spiritualmente considerato, malgrado la materialità
degli oggetti. Si può cominciare dall'obelisco di piazza del popolo, e finire,
tornando poco distante da quello, nel palazzo Lucernari che ancor si fabbrica.
Quel denaro che da noi si
spende in tabacchiere, e in astucchi, gli antichi lo spendevano in
busti e statue, e dove per una vittoria si fa ora giuocare un fuoco
di artifizio, essi muravano un arco di trionfo.
*
Algarotti, Pensieri, pensiero 13. {#1. V. ancora la Correspond. du Prince royal de Prusse et de
Voltaire dans le œuvres
complettes du Roi de
Prusse 1790. t. 10. lettre 96. de Voltaire p. 422. et suiv.
}
[3439,1] Si possono applicare queste considerazioni anche
alla letteratura. Non s'usavano anticamente le brochures, nè gli opuscoli e foglietti volanti, nè scritture destinate
a morire il dì dopo nate. E quello ancora che si scriveva per sola circostanza e
per servire al momento, scrivevasi in modo ch'e' potesse e dovesse durare
immortalmente.
3440
Cicerone dopo dato un consiglio al
senato {o} al popolo, da mettersi in opera anche il dì
medesimo, dopo perorata e conchiusa una causa, ancor di una piccola eredità si
poneva a tavolino, e dagl'informi commẽtari[commentari] che gli avevano servito a recitare, cavava, componeva,
limava, perfezionava un'orazione formata sulle regole e i modelli eterni
dell'arte più squisita, e come tale, consegnavala all'eternità. Così gli oratori
attici, così Demostene di cui s'ha e
si legge dopo 2000 anni un'orazione per una causa di 3 pecore: mentre le
orazioni fatte oggi a' parlamenti o da niuno si leggono, o si dimenticano di là
a due dì, e ne son degne, nè chi le disse, pretese {nè bramò
nè curò} ch'elle avessero maggior durata. (15. Sett.
1823.). {#1. Quel che si è detto
della durevolezza, dicasi ancora della grandezza e magnificenza
ec.}