15. Sett. 1823.
[3440,1] Il giovane innanzi la propria esperienza, per
qualunque insegnamento udito o letto, di persone stimate da lui o no, amate o
disamate, credute o non credute, {ec.} non si
persuaderà mai efficacemente che il mondo non sia una bella cosa, nè deporrà il
desiderio e la speranza ch'egli ha della vita e degli uomini e de' piaceri
sociali, nè l'opinione favorevolissima, e nel fondo del cuore,
3441 fermissima, della possibilità, anzi probabilità di
esser felice pigliando parte alla vita, all'azione ec. Perchè? perchè
quest'opinione, desiderio, speranza, non è capriccio ma natura, nè si estirpa
dall'animo, come le opinioni o passioni accidentali, nè val tenerezza e
pieghevolezza e docilitate d'età nè d'indole a render queste cose estirpabili.
Altrimenti sarebbe estirpabile la natura stessa, la quale ha provvveduto di
speranza alla fanciullezza e alla gioventù, e agguagliato colla speranza il
desiderio di quelle età. (15. Sett. 1823.).