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16. Ott. 1823.

[3711,2]  A quello che altrove ho detto [p. 3002] del verbo cillo a proposito di oscillo parrebbe che si opponesse il verbo percello e procello ec. Ma io, qualunque sia l'origine di questi, non credo abbiano che fare con cillo, stante la differenza (oltre le lett. e ed i) della coniugazione de' perfetti e supini ec. Ben crederò che percello ec. sia da κέλλω, e così il semplice cello is perduto, ma non già cillo as ec. Quod os cillent, idest inclinent, praecipitesque  3712 in os ferantur. (Fest. ap. Forc. in Cillo). Non è chiaro a un fanciullo che quel cillent è da cillare non da cilleo nè da cillo is? Donde dunque s'ha preso il Forc. quel suo cillo is? {+Se già non fosse, come io penso, errore di stampa is per as.} Quanto a cilleo che sta in Servio (se non v'è errore) ei potrebbe pur esser da cio, fatto come conscribillo da conscribo ec., benchè d'altra coniugazione (cioè della 2. invece della prima) per anomalia, come viso is da video per viso as, e gli altri tali continuativi d'anomala formazione, cioè d'altra coniugazione che della prima, da me in più luoghi accennati [p. 1114] [pp. 2225-26] [pp. 2813. sgg.][p. 2821] [pp. 2885-86], insieme e separatamente. O forse cilleo è da cieo? (16. Ott. 1823.).