4. Nov. 1823.
[3824,1] Somma conformabilità dell'uomo ec. Tutto in natura,
e massime nell'uomo, è disposizione. ec. Straordinaria, ed, apparentemente, più
che umana facoltà {e potenza} che i ciechi, o nati o
divenuti, hanno negli orecchi, nella ritentiva, nell'inventiva, {nell'attendere} nella profondità del pensare,
nell'apprender la musica ed esercitarla e comporne ec. ec. Similmente dei sordi
nell'attenzione, nella contenzione e concentrazione del pensiero, nell'imparar
cose che paiono impossibili ai sordi nati, fino a leggere, a scrivere, a parlare
fors'anche ec. come nelle scuole de' sordi muti. ec. Le quali straordinarie
potenze delle parti morali, che si scuoprono nell'uomo per la sola forza delle
circostanze, e talora in un individuo medesimo che dapprima non le aveva, come
in uno divenuto cieco a una certa età, ec.; sono analoghe a quelle, altrettanto
straordinarie, delle parti fisiche, occasionate pur dalle sole circostanze, e
che in tanto si credono possibili fisicamente all'uomo, in quanto solamente si
vede in fatti qualche individuo che {per forza delle
sue} circostanze, è giunto a possederle. Come quello che nato senza
braccia, suppliva co' piedi a tutte le funzioni delle mani, fino alle più
squisite [p. 2269]. Delle quali potenze niuno {pure} immagina che l'uomo e le rispettive sue parti morali
3825 o fisiche sieno in alcun modo capaci, se non vede
o non conosce i fatti a uno per uno. Così dico di centomila altre facoltà
straordinarie morali o fisiche possedute oggi o ne' tempi addietro da individui,
o da razze, o da nazioni particolari, per sola forza di circostanze, o di
esercizio, o di costumi ec. Come son quelle de' giocolieri indiani, ed eran
quelle de' giocolieri messicani ec. de' nostri saltatori, giuocatori di forze,
ed anche di lestezza di mano ec. E quel che dico delle facoltà dicasi ancora
delle qualità {straordinarie} morali o fisiche, de'
costumi, delle abitudini d'ogni sorta ec. straordinarie, o che a noi son tali
ec. (4. Nov. 1823.).