11. Nov. 1823.
[3866,1] Il pellegrino e l'elegante che nasce dall'introdurre
nelle nostre lingue voci, modi, e significati tolti dal latino, è quasi della
stessa natura ed effetto con quello che nasce dall'uso delle nostre proprie
voci, modi e significati antichi, o passati dall'uso quotidiano, volgare,
parlato ec. Perocchè siccome queste, così quelle (e talor più delle seconde, che
siccome erano, così conservano talvolta del barbaro della {loro} origine o dell'incolto di que' tempi che le usarono {ec.}) hanno sempre (quando sieno convenientemente
scelte, ed atte alle lingue ove si vogliono introdurre) del proprio e del
nazionale, quando anche non sieno mai per l'addietro state parlate nè scritte in
quella tal lingua. E ciò è ben naturale, perocch'esse son proprie di una lingua
da cui le nostre sono nate ed uscite, e del cui sangue e delle cui ossa {queste} sono formate. Onde queste tali voci {ec.} spettano in certo modo all'antichità delle nostre
lingue, e riescono in queste quasi come lor {proprie}
voci antiche. Sicchè non è senza ragione verissima, se biasimando l'uso o
introduzione di voci ec. tolte dall'altre lingue, sieno antiche sieno moderne,
(eccetto le voci ec. già naturalizzate) lodiamo quella delle voci {ec.} latine. Perocchè quelle a differenza di queste,
sono come di sangue, così di {aspetto e di} effetto
straniero, e diverso
3867 da quello delle altre nostre
voci, e delle nostre lingue in genere, e del loro carattere ec. La novità tolta
{prudentemente} dal latino, benchè novità
assolutissima in fatto, è per le nostre lingue piuttosto restituzione
dell'antichità che novità, piuttosto peregrino che nuovo; e veramente (anche
quando non sia troppo prudente nè lodevole) ha più dell'arcaismo che del
neologismo. Al contrario dell'altre novità, e degli altri stranierismi ec. E per
queste ragioni, oltre l'altre, è ancor ragionevole e consentaneo che la lingua
francese sia, com'è, infinitamente men disposta ad arricchirsi di novità tolta
dal latino, che nol son le lingue sorelle. Perocchè essa lingua è molto più di
queste sformata e diversificata dalla sua origine, degenerata, allontanata ec.
Onde quel latinismo che a noi sarebbe convenientissimo e facilissimo perchè
consanguineo {e materno} ec. alla lingua francese,
tanto mutata dalla sua madre, riescirebbe affatto alieno e straniero e non
materno ec. Meglio infatti generalmente riesce e fa prova e si adatta e
s'immedesima e par naturale nella lingua francese la novità tolta dall'inglese e
dal tedesco (che agl'italiani e spagnuoli sarebbe insopportabile e barbara) che
quella dal latino. Questo può vedersi in certo modo anche ne' cognomi {e nomi propri} inglesi, tedeschi, ec. {che si} nominino nel francese. Paiono {sovente e gran parte di loro} molto men forestieri che
tra noi, e men diversi ed alieni da' nazionali.
[3867,1] Quello ch'io dico della novità tolta dal latino, si
può anche dire intorno a quella tolta dalle lingue sorelle, la quale pure noi
difendiamo, condannando gli altri stranierismi. Ma bisogna però in questo
particolare far distinzione tra quello ch'è proprio delle lingue sorelle
3868 in quanto sorelle, e quello ch'è proprio loro in
quanto lingue diverse dalla nostra; quello che conviene al carattere generale
della famiglia, e quello che al carattere dell'individuo; quello che spetta in
certo modo a tutta la famiglia, e che solo per caso si trova esser proprietà e
possessione di un solo individuo di essa e non d'altri, o di alcuni sì, d'altro
no, e quello che ec.; quello che spetta a quella tal lingua, in quanto ella si
confa colla nostra, come che sia, e quello che le appartiene in quanto ella
dalla nostra si diversifica; ec. ec. Quello è atto alla nostra lingua, qual
ch'esso si sia per origine e per qualunque cosa, e può presso noi parere un
arcaismo, ed avere un peregrino non diverso da quello de' nostri effettivi
arcaismi, e servire all'eleganza ec.; questo no, e non parrà che un neologismo
ec. e un barbarismo, come se fosse tolto dalle lingue affatto straniere ec. La
novità tolta dalle lingue sorelle dev'esser tale che per l'effetto riesca quasi
un arcaismo, cioè il pellegrino e l'elegante che ne risulta somigli a quello che
nasce dall'uso conveniente dell'arcaismo moderato ec. (11. Nov.
1823.).