15. Nov. 1823.
[3885,1]
Alla p. 3706.
Se però, come dubito, fuvi per fui non è un raddoppiamento dell'u, fatto
per proprietà di pronunzia, della qual proprietà in questo e simili casi v'hanno
molti altri esempi ec. (v. la pag.
3881. ec.). Il qual raddoppiamento bensì può avere avuto luogo e
occasione dal voler evitare l'iato, ma in modo che ad evitarlo sia stato
interposto il v, non in quanto semplicemente atto e
solito ad interporsi tra le vocali ianti, ma in quanto l'una {e la più sonante} di queste nel nostro caso era l'u, cioè appunto un altro v,
secondo il detto altrove p. 3235
pp.
3698-99 circa la medesimezza di queste lettere u e v presso i latini massimamente. I quali
non usavano che un carattere per esprimer l'una e l'altra, cioè anticamente e
nel maiuscolo il V, più recentemente e nel semimaiuscolo o unciale, o forse in
quello ch'era allora, o anche anticamente, il corsivo e l'usuale, {+sia tutt'uno coll'unciale, sia diverso,
ec.} l'u, come ne' palimpsesti vaticani,
ambrogiani, sangallesi, veronesi ec. (15. Nov. 1823.).